Oltre metà della popolazione mondiale vive in Paesi che si sono astenuti dal condannare l’aggressione della Russia all’Ucraina, forse ricordando che gli Stati Uniti non sono stati da meno nella ferocia mostrata nelle guerre più recenti. Vediamo come questo può modificare scenari finanziari e commerciali consolidati

Vi è una profonda incertezza sul futuro delle nostre economie. La domanda che ci dobbiamo porre è se la guerra possa costituire, dopo la pandemia, un altro colpo alla globalizzazione, e se le sanzioni imposte alla Russia possano provocare modifiche nel sistema finanziario internazionale. Dagli anni Settanta del secolo scorso, infatti, esso si è sviluppato con un complesso meccanismo che può così essere descritto: la gran parte delle merci scambiate sui mercati internazionali è pagata o denominata in dollari, ma soprattutto gran parte delle riserve delle banche centrali, imprese e istituzioni finanziarie è investita in dollari o in titoli denominati in dollari. Questa massa monetaria e finanziaria è costituita da pezzi di carta, o meglio numeretti su schermi di computer, rappresentativi di impegni di pagamento per l’immediato o per il futuro. L’enorme debito americano alimenta il sistema finanziario internazionale con mezzi di pagamento, che poi crescono su sé stessi in modo autonomo.

Questo meccanismo, con cui appunto gli Stati Uniti offrono mezzi di pagamento per gli scambi internazionali e fungono da garanti dell’offerta di dollari anche delle altre banche centrali, fornisce agli americani la possibilità di consumare risorse che non producono, vivendo, come qualunque Paese indebitato, al di sopra dei propri mezzi. In cambio di questo privilegio, gli altri Paesi, cioè tutti, ricevono una moneta stabile e sempre spendibile in…

L’articolo prosegue su Left dell’8-14 aprile 2022 

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