Il Documento di economia e finanza è stato pubblicato. Mario Draghi, quello che ci esortava a investire nel “capitale umano” ha tradito le promesse con un bel taglio sull’istruzione: dal 4% del 2020 al (se andrà bene) il 3,5%. Se volete avere un’idea di come agiscano gli altri nell’Ue su scuola e università vi basti pensare che nel 2019 la media era il 4,7% del Prodotto interno lordo dell’Unione, alcuni arrivano oltre il 6% del Pil come Svezia, Danimarca, Belgio.
«La spesa per la scuola nell’arco temporale del Def 2022-2025, si vede ridotta di mezzo punto di Pil. Come si farà ad attivare le transizioni ecologiche, tecnologiche e digitali con risorse che cambiano importi e destinazione? La musica è sempre la stessa, scritta sullo spartito del neoliberismo che pensavamo, a torto, avesse mostrato tutti i suoi limiti dopo la pandemia e la guerra», è stato il commento a caldo del segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
Tra l’altro anche nei prossimi decenni non c’è nessuna previsione di crescita perché il Governo dei migliori ci fa sapere che il crollo demografico farà il suo. Ecco quindi come lo racconteranno: ci saranno meno bambini quindi in fondo noi stiamo investendo di più.
Tutto questo dopo 2 anni di pandemia in cui ci hanno ripetuto che non si sarebbero ripetuti gli errori del passato tagliando i soldi alla scuole e all’università. Tutto questo mentre ci ripetono che l’Italia può allegramente aumentare le spese militari perché tutto il resto non ne risentirà. Quindi è tutto normale, va tutto bene. Stiamo a posto così.
Buon lunedì.