«Credo di avere scritto a lungo tempo di porti, a cominciare dalla Trilogia dell’Ibis ambientata nell’Oceano indiano dell’Ottocento, di cui fanno parte i romanzi Mare di papaveri, Fiume dell’oppio e Diluvio di fuoco. Altri miei libri sono ambientati a Calcutta, Bombay e Guangzhou, un porto anche noto con il nome di Canton. Molti dei miei scritti hanno a che vedere con la vita in mezzo al mare e hanno come protagonisti migranti, marinai e deportati. Di conseguenza, i porti sono un filo conduttore della mia scrittura». Così racconta Amitav Ghosh in videocollegamento da Goa. Lo scrittore indiano scrive da sempre in inglese pur essendo la sua lingua madre il bengali che utilizza «soltanto per qualche lettera perché sono cresciuto nel nord dell’India, dove la lingua dell’istruzione è l’inglese». Il 15 maggio Amitav Ghosh sarà ospite del festival ChiassoLetteraria. E il 19 maggio aprirà la XXXIV edizione del Salone Internazionale del libro di Torino.
A ChiassoLetteraria lei presenterà Jungle nama. Il racconto della giungla (Neri Pozza). È il libero adattamento di un’antica leggenda custodita nel cuore delle Sundarban, la più grande foresta di mangrovie del mondo. È un luogo reale?
Assolutamente sì, è la più grande foresta al mondo ed è patrimonio dell’Unesco. Occupa quasi tutto il Sud del Bangladesh e buona parte del Sud ovest del Bengala. È un posto importante, anche dal punto di vista mitologico.
Jungle nama. Il racconto della giungla è la leggenda di Dokkhin Rai, uno spirito terribile che, spargendo il terrore, detta la sua legge selvaggia e regna incontrastato sulla foresta. Sotto le sembianze di una tigre, compare all’improvviso al cospetto degli sventurati che osano avventurarsi nel suo reame e ne divora ossa, pelle, mani…
Sì, è la leggenda di Bon Bibi e di suo fratello Shah Jongoli, due esseri dal …
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