A Kiev e ritorno. Dall’inizio della guerra, Mediterranea saving humans ha consegnato in Ucraina oltre 20 tonnellate di aiuti tra farmaci, pannolini, vestiti, coperte, cibo e portato in salvo 225 persone verso l’Italia, anche dal Donbass. Il racconto dell’ultimo viaggio

La terza missione #Safepassage dell’ong Mediterranea saving humans parte con sei van e un furgone, da Roma, Venezia, Milano, Bologna, con più di otto tonnellate di aiuti umanitari. Proprio a Venezia in un autogrill, ad aspettare la carovana, c’è Roxana, la nostra interprete. Lei vive in Italia da venti anni, ma dall’inizio della guerra in Ucraina si è attivata per aiutare i suoi compaesani. Insieme a lei Valentina, un’altra signora ucraina. Durante il viaggio, Valentina ci racconta la sua esperienza, Roxana traduce: «Sono in Italia da due settimane, sono rimasta per quasi un mese in un bunker durante i bombardamenti, appena c’è stato un momento di tregua sono riuscita a fuggire. A Kiev ho tutta la mia famiglia, mio marito, i miei due figli, la mia cagnolina Giraldina, sto tornando da loro. Non riesco a rimanere qui, preferisco morire nel mio Paese piuttosto che lontano da casa».

Le sue parole cadono nel silenzio del van. Al confine tra la Polonia e l’Ucraina ci sono code chilometriche, la maggior parte delle macchine portano la targa ucraina; stanno rientrando nel Paese, tante persone la pensano come Valentina. Entriamo a Leopoli, per alcuni di noi, questa è la seconda o la terza volta dall’inizio del conflitto. Con il tempo la geometria della città si fa più affilata e militarizzata, ancora più checkpoint, piramidi di sacchi di sabbia moltiplicate, così anche le croci di ghisa sorvegliate da guardie militari o civili. Ci spingiamo fino a Kiev, il tragitto è saturo di checkpoint ufficiali o auto organizzati, le strade traforate dal passaggio dei convogli militari che ci sfrecciano davanti. Nelle città di Bucha e Irpin, il tempo sembra cristallizzato, i segni della devastazione ritornano costantemente. Gli scheletri degli edifici, le vetrate dei locali infrante nel vuoto assoluto della sala interna dei locali, i parcogiochi devastati, le strade bucate, i cavalcavia bombardati, i racconti delle fosse.

Oltre gli angoli di una città martoriata, quello che colpisce è la consistenza dell’aria: pressante, concentrata. La sera arriviamo nella capitale, ad attenderci al cancello del centro salesiano che ci ospita, vediamo un signore con un cane. Valentina esce di corsa dal van, abbraccia suo marito, Giraldina si muove a festa intorno a loro, si guardano e…

*L’autrice: Sara Alawia fa parte della delegazione di Casetta rossa di Roma che partecipa alla missione #Safepassage organizzata dall’ong Mediterranea saving humans

Il reportage prosegue su Left del 13 maggio 2022 

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