Nel giorno di apertura dell’assemblea generale della Cei, il Coordinamento ItalyChurchToo rende pubblica la lettera inviata il 16 maggio scorso al capo della Cei Bassetti e al segretario di Stato vaticano Parolin. I componenti del Coordinamento, tra cui il nostro settimanale, chiedono un'indagine indipendente nazionale sul fenomeno criminale delle violenze pedofile nella Chiesa italiana

«Chiediamo la piena collaborazione della Chiesa italiana a una indagine indipendente, condotta da professionisti credibili e super partes», che faccia luce sulle violenze di matrice pedofila compiute «dal clero in Italia» che veda uniti gli sforzi di diverse e altissime professionalità e che utilizzi contemporaneamente metodi qualitativi, quantitativi e documentali; in questa prospettiva, rigettiamo anticipatamente qualsiasi ipotesi di lavoro condotto con strumenti e risorse interne alla Chiesa stessa, che non avrebbe le caratteristiche di terzietà necessarie e risulterebbe non credibile, carente e in ultima analisi inutile, se non dannosa».

È questa la prima delle richieste avanzate dal “Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica – ItalyChurchToo” tramite una lettera recapitata alla Conferenza episcopale italiana – e per conoscenza al segretario di Stato vaticano, card. Parolin – che dal 23 maggio è riunita in assemblea in vista, tra l’altro, della nomina del nuovo presidente (l’unico al mondo scelto direttamente dal papa), successore del card. Bassetti. Le strategie di lotta contro la pedofilia all’interno della Chiesa italiana saranno oggetto di discussione al sinodo della Cei di questi giorni e il Coordinamento “ItalyChurchToo” espressione delle vittime di abusi, del laicato cattolico, di istanze del dialogo interreligioso, della cittadinanza e di alcuni media sensibili (oltre, naturalmente a Left, c’è Adista), chiede ai vescovi italiani di inoltrarsi una volta per tutte sul percorso della verità e della giustizia per le vittime di violenze, abusi e soprusi – minori, adulti, adulte, persone vulnerabili, religiose – perpetrati da persone a vario titolo impegnate nella Chiesa.

L’Italia è rimasto l’unico grande Paese a tradizione cattolica nel quale a livello istituzionale – laico e religioso – non si è nemmeno mai parlato della possibilità di realizzare un’indagine su scala nazionale per far luce sull’entità del fenomeno criminale della pedofilia di matrice clericale. L’inchiesta non solo restituirebbe giustizia e verità a migliaia di vittime fino a oggi ignorate e inascoltate, ma darebbe fondamentali informazioni alle istituzioni preposte nell’ottica della prevenzione. Chi è il pedofilo? Cos’è la pedofilia? Cosa contraddistingue quella di matrice ecclesiastica? Quali sono le conseguenze per una vittima? Quanti sono i preti pedofili in Italia? Quante sono le loro vittime? Cosa fare quando si viene a conoscenza di una violenza subita da un bambino? A chi rivolgersi e a chi non rivolgersi per denunciare? Sono tutte domande che troverebbero risposta grazie a un’inchiesta seria.

Alla necessità di realizzare un’indagine indipendente il nostro settimanale ha dedicato negli anni decine e decine di pagine, conducendo questa battaglia di civiltà a fianco delle vittime e dei sopravvissuti. E’ nata così l’idea di realizzare in collaborazione con Rete L’Abuso (onlus che fa parte del Coordinamento ItalyChurchToo) un Database che non si “limita a documentare i casi di violenza su minori nella Chiesa cattolica italiana (ad oggi ne abbiamo accertati 90 – con 269 vittime – in 20 anni).

Si tratta della prima indagine permanente realizzata da un giornale in Italia per far luce su questo orrendo fenomeno criminale in tutti i suoi aspetti per fornire all’opinione pubblica un quadro d’insieme della situazione italiana e fare pressione sulla politica e le istituzioni affinché pongano in essere tutte le misure necessarie per prevenire ulteriori violenze – la pedofilia è notoriamente un crimine seriale – e per garantire tutta la necessaria assistenza psicologica alle vittime.

L’archivio è quindi corredato oltre che di un numeratore dei casi accertati e delle vittime, anche da inchieste, interviste, analisi e riflessioni con il contributo di esperti di varie discipline per spiegare con linguaggio chiaro e divulgativo cosa è la pedofilia, in particolare quella di matrice ecclesiastica, chi è il pedofilo, quali sono le conseguenze per la vittima, cosa fare nel caso in cui si venga a conoscenza di una presunta violenza subita da un bambino, a chi rivolgersi e a chi NON rivolgersi per denunciare.

 

Un altro punto chiave della lotta contro la pedofilia è la trasparenza. «Chiediamo che siano aperti e resi disponibili gli archivi di diocesi, conventi, monasteri, parrocchie, centri pastorali, istituzioni scolastiche ed educative cattoliche» è scritto al secondo punto della lettera di ItalyChurchToo che implicitamente fa riferimento ai luoghi dove notoriamente vengono custodite le informazioni “personali” sui presunti responsabili di violenze, mai consegnate alle istituzioni laiche. Il Coordinamento chiede inoltre, appunto, «che siano posti in essere canali di fattiva collaborazione con le istituzioni dello Stato italiano perché i colpevoli di crimini contro i minori vengano perseguiti». «Non siamo disposti – scrivono i componenti di ItalyChurchToo – ad accogliere sinergie con istituzioni statali che non contemplino una seria indagine sul passato, un coinvolgimento diretto delle vittime e una riparazione proporzionata al danno arrecato. È necessario che le responsabilità personali dirette, così come omissioni e indebite coperture, causa di rivittimizzazione delle vittime, siano accertate e rese note, a tutti i livelli, ai fini di una corretta presa in carico delle conseguenze delle proprie azioni, alle quali tutte e tutti siamo chiamati».

Infine il riferimento ai centri diocesani di ascolto, presentati dalla Conferenza episcopale italiana come luoghi di attenzione alle vittime e di sensibilità alle loro necessità quando in realtà, come è stato ricostruito da Left, sono stati istituiti nelle diocesi per intercettare le vittime prima che vadano a denunciare alle autorità laiche quanto subito da un sacerdote: «Chiediamo che si affronti il nodo critico della mancanza di terzietà dei centri diocesani di ascolto esistenti, elaborando una proposta alternativa che offra figure professionali neutrali e competenti, per rendere meno psicologicamente gravosa e più agevole e rigorosa la raccolta di storie e testimonianze». Come è noto ai nostri lettori questi centri sono dei veri e propri sportelli aperti in un centinaio di diocesi presso i quali chi ha subito una violenza da un sacerdote può recarsi per raccontare la propria storia e chiedere “giustizia” (…ai superiori del presunto violentatore…). Per farsi un’idea, nella sola diocesi di Bolzano nell’ultimo decennio sono arrivate un centinaio di segnalazioni di casi di pedofilia e non risulta che una sola di essi sia poi stata inoltrata alla magistratura italiana affinché indagasse concretamente.

La lettera del Coordinamento ItalyChurchToo alla Conferenza episcopale italiana si conclude con la sollecitazione ad affrontare un altro punto cardine della lotta contro il crimine violentissimo della pedofilia: la prevenzione. Questa, scrive il Coordinamento deve certamente partire dalla «formazione al ministero ordinato» nei seminari, con particolare attenzione all’educazione psico-affettiva dei seminaristi e dei/delle candidati/e alla vita religiosa e al ripensamento delle dinamiche della cura pastorale. Ma quel che è altrettanto importante è l’estensione «anche al clero e al volontariato attivo nella Chiesa l’obbligatorietà del certificato antipedofilia, previsto dalla Convenzione di Lanzarote, adottata dal Consiglio d’Europa e ratificata dal Governo italiano, al fine di restituire maggiore trasparenza alle istituzioni ecclesiastiche». Queste richieste – conclude il Coordinamento ItalyChurchToo – sono intese ad allineare l’operato della Chiesa italiana a quello di altre Conferenze episcopali e singole diocesi, e a spazzare via ogni dubbio relativo alle reticenze che l’episcopato italiano potrebbe avere riguardo all’emersione della reale portata» del fenomeno criminale della pedofilia di matrice ecclesiastica in Italia.

*

I primi firmatari della lettera alla Conferenza episcopale italiana

Francesco Zanardi – Rete L’Abuso – ECA
Mario Caligiuri – avvocato – Rete L’Abuso
Cristina Balestrini – Sezione Vittime e Famiglie Rete L’Abuso
Beppe Pavan – Comunità cristiane di base
Paola Lazzarini – Donne per la Chiesa
Giovanna Bianchi – Donne per la Chiesa
Agnès Théry – Donne per la Chiesa
Michelangelo Ventura – Noi siamo Chiesa
Vittorio Bellavite – Noi siamo Chiesa
Angelo Cifatte – Noi siamo Chiesa
Paola Cavallari – Osservatorio Interreligioso sulle Violenze contro le Donne – OIVD
Clelia Degli Esposti – OIVD
Marzia Benazzi – OIVD
Piera Baldelli – OIVD
Maria Teresa Milano – OIVD
Marco Campedelli – teologo e narratore – OIVD
Paolo Cugini – presbitero e teologo – OIVD
Doretta Baccarini – OIVD
Ludovica Eugenio – giornalista – Adista
Eletta Cucuzza – giornalista – Adista
Giampaolo Petrucci – giornalista – Adista
Ivana Santomo – Associazione Officina Adista
Federico Tulli – giornalista – Left
Federica Tourn – giornalista indipendente
Comité de la Jupe
Chantal Götz – Voices of Faith
Lorita Tinelli – presidente Centro Studi Abusi Psicologici (CeSAP)
Luigi Corvaglia – CeSAP – direttivo FECRIS
I membri dell’Organizzazione internazionale Ex Focolari – OREF
Carlo Bolpin – presidente Associazione Esodo
Giuseppe Deiana – Associazione Puecher
Emanuela Provera – numeraria Opus Dei dal 1986 al 2000
Renata Patti – membro interno del Movimento dei Focolari dal 1967 al 2008
Giuseppe Lenzi
Piero Cappelli – giornalista e scrittore
Francesco Antonioli – giornalista
Federica Roselli – avvocato
Maria Armida Nicolaci – biblista
Mauro Concilio – educatore
Laura Verrani – teologa
Ugo Gianni Rosenberg – baccalaureando in Teologia
Roberto Fiorini – responsabile rivista PretiOperai
Antonietta Potente – religiosa domenicana e teologa
Mauro Castagnaro – giornalista
Francesco Peloso – giornalista vaticanista
Giorgio Saglietti – Tempi di Fraternità
Franco Barbero – biblista e teologo
Giulia Lo Porto – biblista

</a

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).