Sarah Jaffe è una giornalista indipendente che ha fatto del lavoro e degli schemi di potere che lo accompagnano la colonna portante della sua indagine da cronista ora raccolta in Il lavoro non ti ama edito in Italia da Minimum fax. Il libro è un saggio in cui si susseguono interviste e approfondimenti su vari aspetti della vita lavorativa, e che mostra come il neoliberismo non sia un mostro imbattibile, ma anzi che sfruttando l’antico principio per cui «l’unione fa la forza» se ne possono smantellare i meccanismi oppressivi.
«Sono una giornalista del lavoro da ormai 13 anni – racconta Sarah Jaffe a Left e il libro è cresciuto organicamente quasi da solo mentre provavo a documentare i cambiamenti della vita lavorativa nei Paesi industrializzati e come le nostre aspettative nei confronti del lavoro sono cambiate».
Jaffe, cosa sta cambiando oggi nel modo di pensare e vivere il lavoro?
A questo riguardo, il tempismo con cui ho lavorato al mio libro è stato più azzeccato di quanto pensassi. Mi spiego. Ho finito la prima stesura del libro a febbraio del 2020, proprio nel momento in cui il coronavirus contagiava i Paesi di cui stavo scrivendo (cioè Stati Uniti e Regno Unito). Quando sono arrivata al momento di correggere le bozze, il rapporto con il lavoro era drasticamente cambiato per le persone di tutto il mondo, e per la maggior parte di loro era peggiorato, molto in fretta. Momenti come questi possono essere illuminanti: il lento declino delle condizioni lavorative all’improvviso è diventato ben visibile.
Spesso parla dell’«etica dell’amore per il lavoro». Di cosa si tratta?
È la versione dell’etica del lavoro alla quale ci si aspetta che…
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