Molti hanno sperato che la Cina svolgesse un ruolo di mediazione fra Ucraina e Russia, ma questo non è accaduto nei modi plateali che potevamo immaginare. La guerra ha spinto Xi ad accelerare enormemente il proprio attivismo a livello internazionale, secondo logiche e dinamiche tipicamente cinesi. Che meriterebbero molta più attenzione

Da quello sciagurato mese di febbraio quando Mosca ha deciso di attaccare militarmente il territorio della Repubblica di Ucraina la stampa nostrana si è a tratti interrogata su che cosa facesse Pechino. Mentre molti sembravano dare spazio ad un libro di un giornalista americano, in tutti i sensi, dal titolo di non difficile interpretazione Fermare Pechino, ecco affacciarsi – a tratti timidamente – chi tenta invece di spiegare che la questione è ben più complessa perché La Cina è già qui. Perché è urgente capire come pensa il Dragone, come recita il titolo di un ottimo libro della sinologa e giornalista Giada Messetti (Mondadori, 2022). In parole povere, fermare Pechino è una frase d’effetto, che tende a trasformare la geopolitica in un derby calcistico, ben più complesso è invece suggerire che dobbiamo “capire” e per fare questo non basta odiare e demonizzare come ci suggerisce l’autore americano, ma studiare e comprendere le ragioni, le condizioni, le storie, le tradizioni degli altri, come ci racconta Messetti.

Esattamente tutto quello che non sta accadendo per la guerra in Ucraina. È difficile capire le ragioni della nostra politica e dei nostri governanti europei, che spalancano la porta ad Ucraina, Moldavia e perfino Georgia, mentre inspiegabilmente continuano a lasciare sull’uscio i paesi dei Balcani che, come l’Albania, sono già nella sfera europea da decenni e sono reduci da una sanguinosa guerra etnica, che potrebbe con il loro ingresso in Europa trovare finalmente una composizione. Non riusciamo a capire come sia possibile che nessuno dalle nostre parti provi a capire cosa sta accadendo e si impegni per fermare questa guerra. Quando il conflitto cesserà, riporterà le lancette della storia al giorno precedente al suo inizio, quando Putin riconobbe le repubbliche filorusse del Donbass, la differenza saranno solo le migliaia di persone di ogni etnia e provenienza che hanno perso la vita. E non riusciamo a capire perché nessuno compia uno sforzo per avviare veramente una trattativa che possa portare ad un cessate il fuoco.

Molti hanno sperato che la Cina svolgesse un…

 

* L’autore: Federico Masini è ordinario di Lingua e Letteratura Cinese all’Università La Sapienza di Roma.

L’articolo prosegue su Left dell’1 luglio 2022 

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