La partecipazione studentesca costituisce uno tra i più importanti esercizi di democrazia e cittadinanza attiva che i giovani possono sperimentare, ma la sua importanza va oltre questo aspetto. Un’ampia letteratura, infatti, dimostra, come la partecipazione a scuola sia una leva che contribuisce a ridurre l’abbandono scolastico, un fatto che dovrebbe essere tenuto in considerazione soprattutto nel nostro Paese: secondo gli ultimi dati Eurostat (relativi al 2021), il 12,7% degli studenti abbandona precocemente gli studi e quasi un giovane su quattro è un Neet (23,1%), ovvero non studia, non lavora e non segue percorsi di formazione.
A partire dai risultati della ricerca realizzata da Percorsi di secondo welfare su incarico di ActionAid Italia Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico questo articolo mostra i limiti della partecipazione studentesca e delinea alcune strategie utili al suo rafforzamento.
Cos’è la partecipazione studentesca?
La partecipazione studentesca riguarda tutte quelle attività che consentono ai ragazzi di essere coinvolti proattivamente nella vita della classe e della scuola. Ad esempio, si può parlare di partecipazione studentesca quando gli studenti intervengono nella realizzazione di attività didattiche curricolari ed extracurricolari (come la predisposizione di una lezione insieme all’insegnante), oppure quando votano i propri rappresentanti negli organi di governo dell’istituto e organizzano cogestioni.
Una vasta letteratura mostra che le pratiche partecipative generano negli studenti una serie di sentimenti positivi verso la scuola, portandoli a migliorare il proprio rendimento e a partecipare ancora di più alla vita scolastica. La partecipazione studentesca è quindi uno dei fattori che contrasta l’abbandono scolastico, dal momento che rende la scuola un luogo accogliente e di cui lo studente si può sentire parte.
I luoghi della partecipazione
In Italia, la normativa (D. Lgs. 297/1994, D.P.R. 567/1996 e sue successive modifiche e D.P.R. 249/1998 e sue successive modifiche) individua diversi strumenti di partecipazione studentesca: internamente alla scuola le assemblee di classe e d’istituto con i rispettivi rappresentanti, oltre al comitato studentesco; esternamente alla scuola la Consulta provinciale, il Consiglio nazionale dei presidenti delle consulte provinciali e il Forum nazionale delle associazioni studentesche. La normativa riconosce poi agli studenti ampia possibilità di auto-organizzazione attraverso i collettivi, le liste aperte e le commissioni paritetiche.
I limiti della partecipazione
Nonostante la numerosità degli strumenti in campo, la partecipazione studentesca è di fatto debole. Secondo la recente indagine Gli studenti e la partecipazione realizzata per ActionAid Italia da Ipsos (che ha coinvolto 803 studenti nell’agosto del 2021), già prima della pandemia quasi uno studente su due svolgeva assemblee di classe e d’istituto poche volte l’anno o…
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