In un trentennio di belligeranza e di allargamento l’Alleanza ha fatto a pezzi il diritto internazionale, rilanciato la sua piattaforma militare globale, avviato una nuova guerra fredda e trainato la corsa agli armamenti. E oggi presenta il conto ai cittadini dei Paesi membri

Il nuovo “concetto strategico” della Nato approvato dal vertice di Madrid di fine giugno è il punto d’arrivo di una traiettoria tesa come un proiettile che comincia col vertice di Roma del 1991. Allora, subito dopo la prima guerra del Golfo, venne prospettata l’espansione verso est e la professionalizzazione delle forze armate alleate come presupposto per la proiezione della forza oltre i confini dei Paesi membri. In un trentennio di belligeranza e di allargamento l’Alleanza ha fatto a pezzi il diritto internazionale, rilanciato la sua piattaforma militare globale, avviato una nuova guerra fredda e trainato la corsa agli armamenti.

La Nato del 2022, come un mafioso che pretende di sedersi sullo scranno del giudice, si auto celebra entità morale globale senza dimostrare il minimo pudore rispetto a quell’immenso cumulo di macerie e disperazione lasciato in eredità ai popoli su cui ha puntato il suo micidiale mirino “democratico”. In perfetta aderenza con la narrazione mainstream e con recenti documenti europei come quello sulla cosiddetta “Bussola strategica”, risulterebbe infatti che il blocco euro-atlantico sia assediato da minacce formidabili. Minacce di ogni genere: simmetriche, asimmetriche, ibride, valoriali, statali, non statali, climatiche.

«…La nostra visione è chiara: vogliamo vivere in un mondo in cui la sovranità, l’integrità territoriale, diritti umani e il diritto internazionale siano rispettati e in cui ogni Paese possa scegliere il proprio cammino, libero da aggressioni, coercizioni o sovversioni. Lavoriamo con tutti coloro che condividono questi obiettivi. Siamo uniti, come alleati, per difendere la nostra libertà e contribuire a un mondo più pacifico…», si legge tra le tante asserzioni di principio contenute nel documento.

Nel frattempo si accetta l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza in cambio della consegna dei curdi al dittatore Erdoğan (così lo ha definito Draghi) mentre gli si consente di…

L’articolo prosegue su Left dell’8-14 luglio 2022 

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