Ogni estate si ripete lo stesso copione sullo stato di emergenza nell'isola. E con la crisi di governo in corso le destre si ributtano sugli slogan (falsi) contro l'immigrazione per racimolare qualche voto

La situazione nell’hotspot di Lampedusa va oltre ogni immaginazione. In una struttura inadeguata e in condizioni igieniche inaccettabili sono state ammassate per giorni circa 2mila persone. Tra loro bambini e donne incinte. L’emergenza non sta negli sbarchi, diminuiti rispetto al 2021, ma nella mancanza di soccorso in mare e nella lentezza dei trasferimenti. Sembra la Libia ma è l’Italia, aveva commentato l’ex sindaca Giusi Nicolini (anche lei sventolata come vessillo dei diritti e poi dimenticata dal suo partito).

A chi serve Lampedusa? Yasmine Accardo, referente di LasciateCIEntrare a Melting Pot Europa spiega: «Ci sono anche casi di persone tornate in Italia per la seconda volta (oggetto quindi per la nostra normativa di reato di reingresso). La prima volta erano stati espulsi senza aver accesso nemmeno ad una informativa, molti speravano con la seconda di riuscire a riconquistare un diritto. Ma nulla cambia. Nemmeno stavolta ci sono riusciti».

«Le persone – prosegue l’attivista – sono trattenute nell’hotspot di Lampedusa senza accesso a legali di fiducia. Sanno che un giudice li giudicherà altrove, senza che possano essere presenti e soprattutto senza un difensore che ne conosca la storia, ricevendo così una veloce sentenza di condanna ed espulsione. Questa è la prassi oramai consolidata. Reato di reingresso che in realtà dovrebbe essere guardato come ricerca di giustizia negata ancora e ancora».

A chi serve Lampedusa? Il giornalista Riccardo Bottazzo abbozza un’ipotesi: «È incredibile che ogni estate a Lampedusa si ripeta lo stesso copione. La possibilità di organizzare dei veloci trasferimenti verso le altre regioni italiane e il sistema di accoglienza sarebbe nelle facoltà di uno Stato che ad oggi è riuscito ad accogliere oltre 145mila profughi ucraini. Ma lo stato di emergenza permanente serve a legittimare la politica del governo con le sue prassi d’urgenza e gli accordi bilaterali dalla dubbia legittimità, a stringere patti con dittatori costantemente riabilitati in quanto “necessari” fino a rifinanziare le milizie libiche, con l’ovvia conseguenza di riportarci ad un livello di dibattito pubblico sempre al punto di partenza e reso ancor più infimo dai facili slogan ed isterie della destra», scrive.

Non è un caso che con la crisi di governo in corso Salvini e Meloni si ributtano sugli slogan (falsi) contro l’immigrazione. Come se non esistesse la povertà, come se non esistesse la crisi, come se non esistessero gli italiani che non riusciranno a pagare le bollette, come se il pianeta non stesse soffrendo per la crisi climatica. Niente di niente. Si buttano sugli immigrati per racimolare qualche voto. Sono sovranisti ma l’unica loro Patria sono loro stessi, le loro tasche, i voti.

Buon lunedì.

Per approfondire, vedi Left del 15-21 luglio 2022

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SOMMARIO

 

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.