I giovani del movimento ambientalista scendono in piazza per lo sciopero globale. E in Italia, a due giorni dalle elezioni, chiedono ai partiti di affrontare non solo a parole la crisi climatica. Le voci degli attivisti

Trasporti pubblici gratuiti, comunità energetiche in ogni comune, stop ai jet privati, efficientamento energetico di scuole e case popolari e introduzione del salario minimo.

Sono queste le principali rivendicazioni dei Fridays for future, i giovani ambientalisti che oggi, in occasione dello Sciopero globale per il clima, scendono in piazza in tutto il Pianeta, in un momento molto delicato per il mondo intero e per il nostro Paese – mancano infatti solo due giorni alle elezioni politiche.

I ragazzi e le ragazze che seguono le orme di Greta Thunberg sfilano in oltre 70 città italiane, urlando gli slogan “Quale voto senza rappresentanza” e “Basta chiacchiere sul clima”: sullo sfondo, oltre alla crisi energetica innescata dall’escalation del conflitto in Ucraina, c’è l’accelerazione della crisi climatica, come testimoniano gli eventi metereologici, ultimo in ordine di tempo l’alluvione nelle Marche.

Ma in tutto questo come si sta comportando la politica nell’affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici? Secondo uno dei portavoce nazionali, Filippo Sotgiu, 21 anni, sardo d’origine e trasferitosi a Roma per studiare al conservatorio, al di là dei numeri, le misure intraprese dall’Italia sono evidentemente insufficienti sotto diversi punti di vista, dagli ostacoli che ancora sussistono all’installazione di energie rinnovabili e le comunità energetiche (che infatti procedono estremamente a rilento) alla mancanza di piani seri per un potenziamento del trasporto pubblico locale (urbano e regionale).

«La politica ha di fatto ignorato la crisi climatica, che è rimasta ai margini della campagna elettorale, e molti partiti hanno taciuto sulle misure più efficaci che si sarebbero potute mettere in pratica per ridurre le emissioni e al tempo stesso aiutare le persone in difficoltà a causa della crisi energetica» afferma Filippo, che afferma senza mezzi termini che «la politica non riesce a rappresentarci».

Certo, il distinguo tra la sinistra e la destra è abbastanza netto: almeno a grandi linee i programmi della sinistra contengono effettivamente molte delle misure che il movimento ritiene necessarie, e hanno il pregio di prevedere politiche che affrontino le disuguaglianze climatiche. Viceversa, un governo e una maggioranza guidati dalla destra, che si dichiara, a suo dire, avversario del movimento ambientalista «rischia indubbiamente di rendere il nostro lavoro più difficile».

Ma il giudizio del giovane ambientalista nei confronti dei progressisti italiani è duro, le loro proposte «poco ambiziose» e prive di coraggio.

La principale colpa del Partito democratico e dei suoi alleati, per Filippo, è quello di non riuscire «a trasmettere alla gente il messaggio fondamentale che affrontare la crisi climatica vuol dire anche affrontare i tanti problemi sociali che affliggono il nostro Paese, e che una transizione ecologica giusta non lascia indietro nessuno».

Ancora più dura è Laura Vallaro, un’altra portavoce dei Fridays italiani, piemontese, studentessa di Scienze forestali all’Università di Torino: per la giovane, i politici hanno preferito «nascondere la testa sotto la sabbia» nonostante gli scienziati ci avessero messo in guardia per farci cambiare rotta.

«Nell’attuale sistema politico non troviamo e non troveremo le risposte alla crisi climatica». Per Laura è impossibile attuare e rispettare l’Accordo di Parigi sul clima siglato nel 2015: per farlo, secondo la giovane attivista «è necessario strappare contratti e bloccare progetti legati ai combustibili fossili, e dentro a questo sistema non è possibile. Ci sono molti modi per fare politica e partecipare alla vita democratica, e in questo momento più che mai è necessario essere persone attive, per difendere il clima e la democrazia. Quindi dato che la politica ha fallito nel dare le risposte noi vogliamo creare un altro tipo di politica che sia davvero democratica».

Mancano solo due giorni alle elezioni politiche italiane, e negli ultimi sondaggi rilevati la destra è saldamente in testa. Nel frattempo, la crisi energetica e quella climatica incombono, e nello stesso tempo il conflitto in Ucraina sembra volgere sempre più al peggio.

Ma come potrà incidere su questi scenari lo Sciopero globale per il clima? I due giovanissimi portavoce mi lasciano con una nota di ottimismo. Qualunque sia l’esito delle elezioni, ragionano Laura e Filippo, il nuovo governo non potrà ignorare il fatto che la crisi climatica rimane una delle principali preoccupazioni dei cittadini. Infatti, se c’è abbastanza pressione pubblica, chiunque vinca le elezioni deve considerare le persone che sono scese in piazza per chiedere protezione del clima.

Insomma, se nessuno ci rappresenterà nel prossimo parlamento, chi meglio di questi ragazzi può rappresentarci?

Nella foto: Fridays for future in corteo “Join the fight! Time is now”, Torino, 29 luglio 2022