La violenza di un adulto su un bambino è definita da psichiatri e psicoterapeuti «un omicidio psichico», tuttavia il nostro Paese è l’unico al mondo in cui le istituzioni laiche (Governo, Parlamento) non hanno mai voluto realizzare un’inchiesta pubblica e indipendente su scala nazionale per far luce su un fenomeno criminale che purtroppo è diffuso in tutta la Penisola quanto meno da decenni: la pedofilia nella Chiesa cattolica e apostolica romana.
Da tempo noi di Left chiediamo che sia istituita una commissione parlamentare d’inchiesta sulla pedofilia come quella importantissima, già attiva, sul femminicidio. La violenza sulle donne e quella sui bambini, come è noto, hanno quanto meno una matrice “culturale” comune ma il nostro appello fino a oggi è rimasto incredibilmente senza riscontro.
A questa grave carenza di sensibilità istituzionale si aggiunge la scarsa attenzione mediatica – tutta italiana – su tutto ciò che ruota intorno ai crimini che vengono commessi da persone appartenenti al mondo ecclesiastico, a parte rari casi, rappresentati oltre che da Left, da Adista e recentemente dal quotidiano Domani – non a caso si tratta dei tre organi di informazione che fanno parte del coordinamento Italy church too -. Una mancanza che è anche una inaccettabile disattenzione da parte della politica e delle istituzioni nei confronti della sicurezza e della salute psicofisica dei bambini.
Dal 2010 l’associazione Rete l’abuso, praticamente l’unica in Italia che si occupa della tutela dei diritti delle vittime di sacerdoti pedofili, non fa che denunciarlo principalmente attraverso il proprio sito. L’archivio di retelabuso.org rappresenta una vera e propria memoria storica di questo orrendo fenomeno criminale: la preziosissima rassegna stampa con tutti gli articoli su casi di pedofilia clericale, le testimonianze di vittime e sopravvissuti, il contatore con il numero delle denunce, dei casi passati in giudicato, delle strutture “segrete” dove la Conferenza episcopale italiana “nasconde” i sacerdoti che hanno commesso reati e la mappa delle diocesi non sicure (cioè le diocesi in cui si è verificato almeno un caso di violenza su bambini) rendono il lavoro di questa piccola ma preziosissima associazione unico e originale.
Ebbene, come denuncia il presidente di Rete l’abuso, Francesco Zanardi, proprio uno dei punti cardine di questa sua battaglia di civiltà – la mappa delle diocesi non sicure, consultata quotidianamente da giornalisti di tutto il mondo – è stata messa fuori uso da google perché racconta Zanardi «violerebbe le Norme relative a “molestie bullismo e minacce”». Una motivazione surreale per una gravissima limitazione alla libertà e al diritto d’informazione che Rete l’abuso imputa alla pressione di qualche sacerdote che non essendosi potuto appellare al diritto all’oblio per ottenere la cancellazione dal sito degli articoli che lo riguardano, ha trovato il modo di renderne più difficoltoso l’accesso e la consultazione oscurando la mappa che li linkava.
«Va ricordato – dice Zanardi – che per esempio, negli Stati Uniti sono gli organi federali, come l’FBI, a pubblicare online nome, foto e residenza di chi è stato condannato o ritenuto socialmente pericoloso per questi crimini. Un manifesto che non è sfregio della persona o di ciò che ha commesso, ma va a tutela della comunità».
Già perché è solo fornendo all’opinione pubblica un quadro d’insieme della situazione italiana – come per esempio facciamo noi di Left attraverso Spotlight Italia – La prima indagine permanente sui crimini nella Chiesa italiana – che si può pensare di fare pressione sulla politica e le istituzioni affinché pongano in essere tutte le misure necessarie per prevenire ulteriori violenze – la pedofilia è notoriamente un crimine seriale compiuto da gravissimi malati di mente – e per garantire tutta la necessaria assistenza psicologica alle vittime (come ha affermato lo psichiatra Massimo Fagioli «la pedofilia è l’annullamento della realtà umana del bambino»).
Probabilmente a chi “gestisce” le informazioni che transitano su google tutto questo non interessa.