Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un tilt di comunicazione e di politica che ha apparecchiato una diretta urgente su un rave party come se fosse un’urgenza nazionale. Ne esce un Paese completamente fuori fuoco che inverte le priorità e si accomoda sul delirio generale: giornalisti che si sentono inviati di guerra mentre intervistano ragazzetti storditi dall’alcol e dal fumo, politici con il piglio da prefetto Mori mentre esultano come se avessero eradicato le mafie in Italia, editorialisti che scrivono accigliati sull’antropologia del rave mentre frequentano circoli che sprofondano nella cocaina.
Giorgia Meloni, che non è ancora uscita dalla modalità della campagna elettorale, riunisce il Consiglio dei ministri giusto il tempo per presentarsi di fronte alle telecamere e annunciare una nuova legge ad hoc per evitare accampamenti alcolici. Per farlo si va a toccare il reato di “invasione di terreni o edifici, pubblici o privati” prevedendo la reclusione da 3 a 6 anni. Viva la legalità, esultano in molti. Sarà.
Dalla conferenza stampa sappiamo che l’opposizione all’opposizione e al governo precedente si rinforza con la decisione di reintegrare i medici non vaccinati e annunciando “discontinuità” con i governi precedenti. Su questo scrive bene la fondazione Gimbe: «Il potenziale impatto in termini di sanità pubblica sarebbe modesto – spiega la Fondazione – sia perché la misura viene anticipata di soli due mesi rispetto alla scadenza fissata, sia perché riguarda un numero esiguo di professionisti».
«Ben diverso – rileva il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – l’impatto in termini di percezione pubblica di questa “sanatoria” e delle relazioni con la stragrande maggioranza dei colleghi che si sono vaccinati per tutelare la salute dei pazienti e la propria, anche al fine di garantire la continuità di servizio. Peraltro, al di là di una scelta individuale incompatibile con l’esercizio di una professione sanitaria, si tratta di persone che hanno spesso seminato disinformazione pubblica sui vaccini, elevandosi a “paladini” del popolo no-vax, a volte con evidenti obiettivi di affermazione politica individuale».
Altro? Hanno approvato una norma che sarebbe passata, identica, con il governo Draghi. Dice Giorgia Meloni che le misure sono altamente “simboliche”, confermando in toto la sensazione di uno sventolio propagandistico che non ha nulla a che vedere con i “reali bisogni urgenti” del Paese. Su bollette, crisi energetica, guerra e povertà niente. Matteo Salvini, che per tutta la campagna elettorale ha promesso di risolvere i “problemi reali” al primo Consiglio dei ministri, ieri ha parlato agli italiani del ponte sullo Stretto dei suoi sogni. In compenso l’infornata di sottosegretari e viceministri fotografa perfettamente la spessore del governo. Basta leggere i nomi.
Dategli tempo, si dice. Intanto segnaliamo che la partenza è da governicchio di paesello.
Buon martedì.
* In foto, la conferenza stampa della premier Giorgia Meloni al termine del consiglio dei ministri. Assieme a Meloni, i ministri Orazio Schillaci, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Roma, 31 ottobre 2022