Emigrata in Spagna dopo l'invasione dell'Ucraina, la giornalista russa collabora con il programma di contro informazione La Base ideato da Pablo Iglesias. L'abbiamo incontrata a Madrid durante la proiezione del documentario "Guerra contra el periodismo” di Juan Passarelli

Sono giorni di pioggia nella capitale spagnola, che si prepara a vivere le feste natalizie con la tipica e annuale forma de la Luz de Navidad, dove la città sarà tutta illuminata e colorata, vestita a festa. Nel barrio di Lavapies, quartiere etnico, multicultuale, aperto ad ogni cultura straniera e ad ogni genere, si trova il Teatro de El Barrio, è qui che ho incontrato la giornalista russa Inna Afinogenova (nella foto), che collabora con La Base, il programma di sinistra ideato dal fondatore di Podemos Pablo Iglesias, marito tra l’altro di Irene Montero, la ministra de Igualdad spagnola che sta apportando importanti modifiche politiche e sociali attraverso leggi avanzatissime come la Ley Si es Si contro la violenza sulle donne e la Ley Trans con più diritti per tutta la comunità Lgbtqi+.
In quest’occasione il pomeriggio è dedicato a Julian Assange, con la proiezione del documentario Guerra contra el periodismo di Juan Passarelli.

Inna interviene in maniera molto chiara e precisa sul caso Assange, sottolineando come la vicenda del fondatore di WikiLeaks esponga tutti i giornalisti al rischio di essere accusati e messi a tacere qualora potessero portare alla luce fatti scomodi per il potere e per i potenti della terra, in maniera particolare per gli Stati Uniti. La prima domanda che pongo ad Inna, essendo anche una cittadina russa è cosa pensa del conflitto bellico in corso.

«L’invasione russa dell’Ucraina avvenuta il 24 febbraio scorso – risponde Inna – è un fatto gravissimo. È una tragedia per tutto il popolo ucraino, ma è una tragedia anche per la Russia, per tutte le sanzioni che sono state messe in atto. Mi sembra il maggiore errore geopolitico che sia stato commesso nell’epoca post-sovietica. Ora tutto il mondo deve cercare una soluzione per arrivare alla pace, ma quello che noi vediamo è solo il dualismo belligeranza e indifferenza».

Il caso di Julian Assange lo possiamo inserire in un quadro di conflitto tra le maggiori potenze sulla terra?
Chiaramente è un caso politico. Julian è detenuto e condannato da parte degli Stati Uniti a 175 anni di carcere, per aver fatto il suo dovere di giornalista, dovere che dovremmo fare anche noi come giornalisti. È un fatto molto grave, è un monito per tutti noi che facciamo inchieste. In sostanza ci stanno dicendo: se fate quello che ha fatto Julian, questo è quello che vi può succedere.

Qual è invece la situazione in Spagna? La ministra de Igualdad Irene Montero viene molto criticata per le sue proposte di legge, a mio parere molto avanzate.
Non conosco perfettamente la situazione in Spagna. Sono venuta a vivere qui dopo l’invasione dell’Ucraina e ho trascorso questo periodo con la guerra in corso. Posso dire che quello che sta succedendo a Irene Montero è la dimostrazione del fatto che lei è una donna di sinistra e una politica estremamente brillante e che gli avversari in qualche modo vogliono piegarla in tutto. Ecco cosa sta accadendo. La Ley Trans è molto criticata, ma non riesco a capire come possa dar fastidio un collettivo che ha un grande passato di lotte e un’evidente forza storica e che ha apportato grandi cambiamenti in Spagna. Davvero non comprendo come possa dar fastidio il fatto che a queste persone siano riconosciuti giusti e maggior diritti. Non riesco a capire perché tutto questo deve essere combattuto e oppresso, e soprattutto come possa rappresentare un problema per il vivere sociale e civile di una comunità».

Ricordiamo che sul caso Assange è stato pubblicato da Left in collaborazione con Amnesty International, Pressenza e Free Assange Italia il libro Free Assange a cura di Patrick Boylan con una serie di importanti contributi di autori come Noam Chomsky e il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel. Attualmente il presidente Colombiano Gustavo Petro si è esposto in prima persona chiedendo a Biden il rilascio di Julian Assange e agli Stati Uniti di far cadere tutte le accuse nei confronti del giornalista australiano editore di Wikileaks.

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Qui il video dell’incontro Free Assange nella redazione di Left