Breve ritratto del coordinatore della comunicazione di Fratelli d’Italia per il Sud America, secondo il quale il governo Lula avrebbe favorito deliberatamente gli attentati terroristici dell’8 gennaio

Anche dopo il tentato golpe dei suoi sostenitori a Brasilia, Jair Bolsonaro continua ad avere estimatori in Italia. La decisione della Corte suprema brasiliana di autorizzare un’indagine sull’ex presidente Bolsonaro è sostenuta dal Parlamento europeo, in quanto «potrebbe aver contribuito, in modo molto rilevante, alla commissione di crimini e atti terroristici», ma all’atto del voto i parlamentari di Fratelli d’Italia si sono astenuti. È accaduto il 19 gennaio, quando è stata adottata con 319 voti a favore, 46 contrari e 74 astensioni la risoluzione con cui i deputati del Parlamento europeo hanno espresso solidarietà al presidente democraticamente eletto Luiz Inácio Lula da Silva, e quindi al suo governo e alle istituzioni brasiliane, condannando, «con la massima fermezza», gli atti criminali compiuti dai sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro e invitandoli ad accettare l’esito delle elezioni. Tuttavia c’è chi da noi è fermo su altre posizioni. A destra, ovviamente.

Basta andare a leggere o ascoltare ciò che ha scritto e detto Carlo Cauti, coordinatore della comunicazione del partito di Meloni per il Sud America, per farsi un’idea di quale sia la linea del partito che guida il governo italiano. In ogni sua intervista e articolo pubblicati in Italia, in veste di professore dell’università privata Ibmec (Instituto brasileiro de mercado de capitais) e collaboratore di Limes, Cauti promuove la tesi dell’estrema destra brasiliana sull’illegittimità della candidatura di Lula, affermando che sarebbe il frutto di «una manovra politico-giudiziaria decisa da un solo giudice della Corte Suprema, indicato dal partito». La vittoria dell’attuale presidente della Repubblica non sarebbe il frutto del voto democratico, ma è avvenuta «chissà come».

Oltre al ruolo di coordinatore della comunicazione del partito di Giorgia Meloni per il Sud America, Cauti ricopre quello di presidente dell’Associação dos correspondentes estrangeiros no Brasil (Ace). Da ex stagista dell’attuale ministro degli Esteri, Antonio Tajani (quando ricopriva il ruolo di vicepresidente del Parlamento europeo), il meloniano Cauti è diventato professore dell’Ibmec. Questo istituto fu fondato dal dittatore golpista Maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco proprio nel 1964 anno in cui diede inizio alla repressione, sciolse i partiti politici e determinò che alla democrazia era molto meglio il terrore.

«Le Forze armate vedono il governo Lula come pericoloso», afferma Cauti. A detta sua, il Partido dos Trabalhadores avrebbe cercato di introdurre, nei curricula delle accademie militari brasiliane, questioni politiche. «Si parla di una vera e propria ideologizzazione, com’è stato fatto in Venezuela, per trasformare l’esercito da un organo di Stato a uno politico». Inoltre, i militari considererebbero il governo Lula «un rischio per l’economia del Brasile» e manifesterebbero il timore «per la tenuta democratica e anche e soprattutto per il futuro della Nazione». Per questa ragione, molti dei suoi alunni dell’Ibmec avrebbero vissuto per mesi accampati davanti le caserme, per pretendere dai militari «un golpe di Stato, a causa dell’arrivo di Lula al potere, per il timore che il Brasile facesse la stessa fine dell’Argentina, fra 6 mesi, o del Venezuela, fra due anni». A quanto pare, si tratta di una visione avuta da Cauti dopo aver frequentato, lo scorso anno, il corso di Geopolitica dell’Escola de Comando e dell’Estado-Maior do Exército (Eceme), storicamente legata a militari torturatori, come Carlos Alberto Brilhante Ustra, l’ex comandante del Doi-Codi, uno dei maggiori centri di tortura della dittatura militare.

L’estrema destra brasiliana, capitanata dall’ex presidente Bolsonaro, considera, anzi, il sadico torturatore Ustra un eroe, per aver torturato l’ex presidente della Repubblica Dilma Rousseff, appena ventenne, donne incinte, e genitori davanti ai loro bambini.
La narrazione di Cauti sulla stampa italiana, se replicato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, potrebbe provocare un raffreddamento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, in un momento storico particolare, che vede il Brasile superare l’India come Stato che più importa prodotti alimentari italiani, secondo quanto riportato dalla banca dati del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. A detta di Cauti, «i brasiliani non vogliono provocare una guerra civile, ma allo stesso tempo non condannano coloro che hanno vandalizzato e devastato la capitale del Paese». Tuttavia, Cauti non rivela alla stampa italiana che, subito dopo l’attacco degli estremisti di destra a Brasília, un sondaggio dell’Instituto Datafolha aveva rilevato che il 93% dei brasiliani disapprovava l’azione terroristica.

La notizia era stata divulgata anche sui canali YouTube più seguiti dall’estrema destra, come il JP News (Jovem Pan News), con ben 7 milioni di inscritti, demonetizzato dai gestori della piattaforma per le notizie false, il golpismo e i messaggi di odio dei presentatori nei confronti dell’elettorato di sinistra. Il golpismo dei commentatori del canale Jovem Pan ha provocato la perdita di molti sponsor di rilievo, come Tim e Burger King, nonché la sospensione degli account personali dei suoi anchormen sulle piattaforme YouTube, Instagram, Telegram, Facebook e Twitter, anche per aver usato le immagini dell’assalto a Capitol Hill per stimolare i golpisti brasiliani, accampati nelle caserme, a seguire le loro orme. I responsabili risultano indagati dalla magistratura.
Nella Jovem Pan, il coordinatore della comunicazione di Fratelli d’Italia per il Sud America, è una presenza costante. Tra i generali che hanno partecipato maggiormente alle loro trasmissioni figura Augusto Heleno Ribeiro Pereira, soggetto ad un’interrogazione parlamentare nel 2019, dopo aver dichiarato al giornale Folha de São de Paulo che, per contenere la Sinistra “modello cileno”, era necessario “studiare a tavolino” la messa in atto di un nuovo Atto Istituzionale n. 5, che altro non è che la legge più dura del periodo dittatoriale. Come conseguenza dell’istituzione dell’AI-5, il Parlamento fu definitivamente chiuso, le garanzie costituzionali sospese, le manifestazioni vietate, la stampa censurata, oltre alle uccisioni e alle torture degli oppositori notevolmente aumentate.

Il generale Heleno raggiunse la notorietà internazionale nel 2005, quando gli venne assegnata dall’Onu un’operazione molto delicata: la missione di peacekeeping Minustah, ad Haiti. Nella favela chiamata Cité Soleil, di Port-au-Prince, le truppe comandate dal generale sopraggiunsero nel cuore della notte, sparando circa 22mila proiettili e lanciando bombe, in modo indiscriminato, mentre gli abitanti dormivano. L’ennesimo atto barbarico. Il loro obiettivo era Dread Wilme, un narcotrafficante che teneva in pugno l’intera comunità: trucidato, insieme ad altre decine di uomini, donne, vecchi e bambini, alcuni appena nati.
I documenti desecretati dall’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, WikiLeaks, e analizzati dal quotidiano The Guardian, dimostrano che la Minustah, con la partecipazione diretta degli Stati Uniti, e le truppe militari, di cui la maggior parte sotto il comando dei generali dell’esercito brasiliano, peggiorarono di gran lunga la situazione del Paese. I militari furono accusati dalla popolazione haitiana di violenza generalizzata e centinaia di stupri, commessi anche nei confronti di bambine.
Un rapporto dettagliato sugli stupri compiuti dai militari è stato pubblicato dalle ricercatrici Sabine Lee e Susan Bartels, nel 2019, sulla rivista scientifica International Peacekeeping, dopo aver valutato negli anni oltre 2.500 testimonianze.

In qualità di presidente della Repubblica, Bolsonaro ha premiato ogni singolo militare della Minustah con Ministeri e incarichi di rilievo: per esempio, nominà il generale Augusto Heleno a capo del dipartimento di Sicurezza istituzionale (Gsi), il ministero che avrebbe dovuto garantire la sicurezza del Palácio do Planalto, vandalizzato lo scorso 8 gennaio, anche a causa dell’assenza delle guardie; il ministero della Difesa toccò all’ex generale Fernando Azevedo e Silva, sotto il comando di Heleno, ad Haiti; quello delle Infrastrutture a Tarcísio de Freitas, ingegnere militare in servizio nella Minustah, eletto governatore di San Paolo, nel 2022; al generale Carlos Alberto dos Santos Cruz, al comando delle truppe tra il 2007 e il 2009, toccò la Segreteria di Governo della Presidenza. Così, dal portavoce di Bolsonaro alla direzione delle Poste, i militari legati alla disastrosa operazione di peacekeeping ad Haiti, nostalgici del regime militare, e i parenti dei peggiori torturatori del regime, assieme all’estrema destra, difendono caparbiamente la loro teoria, cioè che un governo di sinistra sarebbe il vero disastro del Paese, non loro.

L’ipotesi paventata sulla stampa italiana dal coordinatore della comunicazione di Fratelli d’Italia per il Sud America, secondo cui il governo Lula ha favorito deliberatamente gli attentati terroristici dell’8 gennaio, presso le sedi dei tre poteri e la Corte Suprema, è grave e appartiene alla propaganda del partito al quale è affiliato in Brasile, il Partido Novo, con il quale presentò la sua candidatura a deputato per lo Stato di San Paolo. Lo scopo del machiavellico governo di Sinistra, a 7 giorni dalla cerimonia dell’insediamento, sarebbe quello di “delegittimare” gli elettori di Bolsonaro, per “iniziare la repressione”. Con questo pretesto, il neopresidente eletto avrebbe potuto promuovere una vera e propria “caccia alle streghe” contro gli organizzatori e i fautori della “manifestazione di Brasília”, descritti come una turba pacifica, in Havaianas, disarmata, zie da WhatsApp, ultrasessantenni adoratrici di Bolsonaro, vecchietti e studenti dell’università dove insegna. Una propaganda respinta al mittente dal Parlamento Europeo.

La tensione sociale, la polarizzazione politica, le manifestazioni golpiste e, infine, la violenza terrorista che ha colpito le istituzioni brasiliane l’8 gennaio sono il frutto degli attacchi sistematici alla democrazia, indebolita dalla disinformazione propagata dall’estrema destra, attraverso mezzi di comunicazioni prescelti. Omettendo informazioni essenziali alla comprensione dei fatti, pregiudizi e stereotipi vengono perpetrati. Così facendo, ogni Paese democratico che sceglie un leader di Sinistra può continuare ad essere dipinto come “una semplice repubblica delle Banane”, paradossalmente più libera, se governata da militari torturatori, pronti a zittire, intimidire, schiacciare e sopprimere quei giornalisti che, per dovere di cronaca e in nome della libertà di stampa, osano raccontare storiche verità. E la cosa agghiacciante per loro è che lo fanno senza alcuna paura.