La coalizione progressista non realizzata alle ultime elezioni politiche è in corsa alle comunali del 14 e 15 maggio nel centro pontino. «C’è una maturazione politica nei territori che rende possibile questo tipo di alleanza», dice l'ex sindaco (Latina bene comune) candidato unico del centro sinistra

Il voto per le comunali a Latina ha un significato politico che travalica i confini della città fondata durante il Ventennio. Mentre a una manciata di chilometri Roma sfoggia il governo nazionale e regionale in mano alla destra, nella pianura pontina il centro sinistra gioca una partita coraggiosa. L’ex sindaco e presidente di Latina bene comune Damiano Coletta è il  candidato in una coalizione che comprende Pd e M5s contrapposto a Matilde Celentano di Fratelli d’Italia appoggiata da liste varie, civiche e di destra. Uno contro uno. Due visioni del futuro diverse. Da un lato, la ricerca, seppur impegnativa, di uno sviluppo sostenibile con l’attenzione all’ambiente, alla formazione universitaria, alla lotta contro le diseguaglianze e dall’altro, la politica degli annunci, delle “azioni in cinque mesi” e delle grandi opere.

Coletta, il cardiologo che nel 2016 aveva sbaragliato il potere sedimentato nelle decennali amministrazioni di centro destra con un movimento civico, Latina bene comune, si ripresenta il 14 e 15 maggio come candidato unico per il centro sinistra, dopo aver partecipato alle primarie e averle vinte con una netta maggioranza. Di fronte, un altro medico, Matilde Celentano di Fratelli d’Italia. Finora è stato impossibile un confronto tra i due. «La mia competitor si è sempre sottratta, come del resto aveva fatto Vincenzo Zaccheo, il mio avversario nel 2021», dice Coletta che due anni fa aveva di nuovo battuto le destre al ballottaggio, ma senza avere la maggioranza in consiglio comunale. Si era trovato così nella situazione delicatissima di “anatra zoppa”, una «anomalia legislativa che dovrebbe essere superata» aveva detto, perché in effetti al vincitore del ballottaggio non viene concesso di governare. Amministrare la città in quelle condizioni non è stato facile. Poi nel 2022 si è verificata un’altra vicenda. Il Tar ha imposto elezioni suppletive in 22 sezioni dopo aver riscontrato irregolarità nel turno elettorale del 2021. Il voto del 4 settembre, pochi giorni prima della vittoria di Giorgia Meloni, ha visto di nuovo prevalere Coletta. Ma il 28 settembre (la cronologia dei fatti è importante) i consiglieri di centrodestra sono usciti dall’aula del consiglio comunale per andare a firmare dal notaio le loro dimissioni. Con il sindaco sfiduciato è arrivato il commissario. E adesso siamo arrivati alla resa dei conti.

Non è esagerato dire che Latina è stata identificata per anni come una roccaforte della destra, una destra la cui visione politica certo non si può definire “moderata”. Così vicina alla Capitale, pur essendo collegata a questa tramite la famigerata statale Pontina, Latina si ritrova un territorio funestato dalla presenza di reti criminali come ha evidenziato di recente anche la Commissione antimafia, ma soprattutto la città forse paga ancora lo scotto di non aver superato del tutto, dal punto di vista culturale, un passato chiuso in sé stesso. Latina è stata fondata nel 1932 in pieno regime fascista. Una data che tuttavia non riassume assolutamente la storia e la cultura dell’agro pontino e dei suoi abitanti. Una data non costituisce l’identità di una città. Ne era già molto consapevole addirittura il primo sindaco dell’età repubblicana. «Bando al passato! Latina è sorella di ogni altra città d’Italia, democratica antifascista e repubblicana», disse nel suo discorso di insediamento Fernando Bassoli il 28 aprile 1946, come scrive la giornalista Licia Pastore nel suo bel libro dedicato al primo sindaco repubblicano di Latina – alla guida allora di una giunta Pri-Pci – che però dovette cedere qualche anno dopo di fronte allo strapotere della Dc.

Veniamo all’oggi, Damiano Coletta. Si può dire che il voto del 14 e 15 maggio in questo momento storico assume un significato particolare?
Sì, ha un’importanza storica, perché Latina ha iniziato un cambiamento nel 2016 quando è iniziata la mia esperienza amministrativa, proseguito anche nella mia riconferma del 2021. Abbiamo attraversato poi varie vicissitudini, compresa la sfiducia legata al fatto che non avevamo la maggioranza in consiglio, ma adesso si tratta di un voto importante. Se la città deciderà di continuare il cambiamento intrapreso, vuol dire che avrà fatto una scelta fondamentale. E, sottolineo, se si pensa al contesto in cui avvengono queste elezioni, con un vento nazionale e regionale che è andato in una certa direzione, sarebbe un risultato che avrebbe un valore immenso.

Rispetto al 2016 c’è un cambiamento sostanziale. Lei adesso corre per il centro sinistra. Cosa significa?
Anche questo credo che sia un passaggio importante. Nel 2016 avevamo fatto la scelta, che poi ha pagato, di rimanere coerenti come movimento civico, senza fare accordi con i partiti. Adesso invece ho partecipato alle primarie, vincendole. E questo risultato mi ha dato una ulteriore legittimazione, dopo comunque, aver sconfitto tre volte gli avversari di centro destra. Credo che siamo una delle poche realtà che in questo momento rappresentano una coalizione che è composta dall’elemento del civismo insieme al Pd e al M5s. Con questi partiti, va detto, abbiamo anche avuto un’esperienza di governo nella seconda consiliatura, in giunta erano presenti entrambi. Abbiamo lavorato bene e quindi direi che c’è una maturazione politica che nei territori rende possibile questo tipo di coalizione, all’interno di un campo di valori basato sul concetto di bene comune, sulla partecipazione, sulla lotta alle diseguaglianze. Anche il tavolo programmatico è stato molto partecipato e siamo riusciti a trovare sempre una sintesi.

Quindi Latina come laboratorio di una politica di opposizione coalizzata a livello nazionale… La segretaria Pd Schlein è venuta a Latina, come è andato l’incontro?
Un incontro affollatissimo che ha dato molta spinta, un’ulteriore energia all’area progressista. Già conoscevo Schlein, l’avevo incontrata in precedenza in eventi pubblici e ci siamo ritrovati sul tema della lotta alle diseguaglianze e sul valore dell’inclusione. Giovedì (l’11 maggio) verrà anche Conte, quindi si chiude un po’ un cerchio.

Coletta, che tipo di destra è questa che si presenta alle elezioni?
Hanno scelto una candidata sindaco che non appartiene alle storie passate, però di fatto dietro ci sono più o meno le stesse persone che fanno parte di quella destra che fino al 2015 aveva gestito una città amministrandola come fosse una sua proprietà privata. Anche dai loro punti programmatici, peraltro molto scarni, traspare il rischio di un ritorno alla cementificazione. Da loro non sentiamo parlare di rigenerazione urbana, di sostenibilità, di lotta alle diseguaglianze. Al solito, si parla di grandi opere che non troveranno mai una loro realizzazione. E comunque è evidente la volontà di un “fare” molto generico. Come ho già ricordato in occasioni pubbliche, noi a Latina dal 2015 dobbiamo pagare un milione e 200mila euro all’anno (per 30 anni) a causa di una sanzione emessa dalla Corte dei Conti per la malagestione dell’aspetto economico e finanziario delle amministrazioni precedenti la mia. Insomma, hanno prodotto un indebitamento. Non è che dobbiamo pagare un mutuo, no, dobbiamo pagare una multa.

Nel corso della campagna elettorale il tema della richiesta di servizi da parte dei cittadini sembra dominante. Ovviamente sono fondamentali ma una buona amministrazione si caratterizza solo nel fornire servizi?
Io ritengo di no, ma è giusto che un cittadino reclami per esempio il suo diritto ad un decoro urbano. Su questo aspetto dobbiamo senz’altro migliorare. Io mi sono occupato purtroppo di problemi molto complessi da risolvere perché con le amministrazioni precedenti si era generata un’economia che definisco tossica. Loro sostengono che c’era “movimento” nell’urbanistica ma questo sa cosa ha prodotto? Sei piani particolareggiati annullati, e questo ha comportato di conseguenza il blocco dello sviluppo urbanistico. Amministrare una città significa tante cose e la cultura che stavamo cercando di sviluppare era proprio quella del senso della collettività, della partecipazione, del mettere al centro la persona. Abbiamo gestito l’emergenza della pandemia e siamo riusciti a tutelare la fascia di popolazione più fragile con azioni da parte dei servizi sociali importanti, non solo di mero assistenzialismo ma proprio di presa in carico delle persone. E quindi questo cambia un po’ la storia. Poi, certo, mi rendo conto che ad alcuni cittadini fa più effetto la strada asfaltata che non tutelare le famiglie che non arrivano a fine mese. Io credo che si debba trovare un equilibrio in tutto questo. Quindi tutela dell’ambiente, sviluppo economico, università, decoro urbano e servizi e contrasto alle diseguaglianze: questa è la mia visione di amministratore di una città.

Che cosa ha imparato in questi anni? E cosa cambierebbe nel suo operato?
In base all’esperienza che ho avuto, forse avrei dovuto porre maggiore attenzione alla capacità di comunicazione di quanto ho fatto e anche di quanto non ho fatto. Credo che nessuno metta in dubbio la mia onestà nell’approccio e nella gestione del bene comune, ma mi sono trovato ad affrontare situazioni molto complesse e ho dato per scontato che il cittadino lo capisse. Ho dovuto necessariamente fare delle scelte per questioni di bilancio, sacrificando inizialmente il decoro urbano, il che non vuol dire volere la città brutta, però, ecco, non è stata posta quell’attenzione che forse, tornando indietro, avrei dovuto avere, magari sacrificando qualcosa delle energie spese per la gestione dei problemi complessi.

Nel 2032 cadrà il centenario della fondazione di Latina. La destra coglie l’occasione per fare propaganda, Vittorio Sgarbi, capolista della lista Matilde Celentano sindaco, esalta il razionalismo in architettura. Lei come pensa di affrontare questo passaggio?
Va rispettata la storia di Latina prima della bonifica, così come va rispettata la storia della bonifica, senza cadere però sempre nella retorica del passato. La storia sicuramente va celebrata e voglio ricordare che nella piazza principale di Latina abbiamo ripristinato i giardini così come erano stati originariamente progettati. Il 30 giugno 2021 abbiamo ricordato la posa della prima pietra della città, cosa che nessuno aveva fatto. Quindi la storia la si rispetta. Ci si avvia verso il centenario per il quale dovrà essere costituito un tavolo per promuovere le varie iniziative, ma nello stesso tempo dobbiamo dare forza e identità a una città che comunque è giovane. Se Latina nasce un po’ come città futurista, diciamo, noi in linea con queste origini dobbiamo renderla una città universitaria, una città che diventi più smart e nello stesso tempo più green con l’attenzione alla sostenibilità e all’ambiente. Insomma, è una città che deve guardare al futuro.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.