Nel giro di qualche ora è accaduto di tutto. Tutto è molto peggio di quanto si potesse immaginare nella più funesta delle ipotesi.
Il fisico Carlo Rovelli rende pubblica la mail con cui viene sollevato dall’invito di rappresentare l’Italia all’inaugurazione della Buchmesse di Francoforte. Il commissario del governo nonché presidente dell’Associazione italiana editori Riccardo Franco Levi nella sua mail fa riferimento alle parole pronunciate da Carlo Rovelli sul palco del primo maggio, quando si è permesso di dire pubblicamente ciò che tutti dovrebbero sapere ovvero che il ministro della Difesa Guido Crosetto era un signore delle armi prima di diventare ministro delle armi (lui stesso aveva ritenuto inopportuna una sua eventuale nomina a ministro in quel ruolo).
Le reazioni alla notizia sono la fotografia di un tempo cupo, confuso e di poco sapere. Qualcuno dice che giustamente Rovelli è stato escluso perché “amico di Putin”. C’è anche un certo giornalista, una firma celebre del giornale che piace alla gente che piace, che definisce Rovelli fiancheggiatore di Putin. È normale: come in tutte le guerre anche su quella innescata dalla assassina invasione russa si buttano gli amatori degli armatori. C’è chi dice che Rovelli dovrebbe parlare “solo di buchi neri”. Sono gli stessi che grazie alla guerra hanno guadagnato un po’ di visibilità e ora discettano di geopolitica, di politica, di cultura, di costume e commentano i commentatori. Anche questo l’abbiamo già visto: la pandemia ha vomitato mostri onniscienti. Poi, per fortuna, spariscono.
Torniamo alle reazioni che ci interessano. L’Aie (Associazione italiana editori) ha sconfessato il suo presidente Franco Levi. Tra gli editori qualcuno (troppi pochi) ha preso posizione. Soprattutto il ministro Crosetto ha riferito di non avere esercitato alcuna pressione. Quindi chi ha spinto Levi a questa scelta? Lo spiega lui stesso in un’intervista al Corriere della Sera in cui dice di avere scelto “da solo” e di averci ripensato. Rovelli ci sarà.
Niente censura quindi? No, peggio: autocensura. L’interprete di un ruolo di punta dell’editoria italiana – il luogo dello smottamento per vocazione – ha deciso di cancellare l’intervento di una delle penne di punta della cultura italiana per “stare tranquillo”. Un gesto che è una medaglia per un governo che sogna di censurare senza proferire verbo. A questo punto la domanda è semplice: chi non è all’altezza del ruolo, provocando dannose polemiche?
Buon lunedì.
Nella foto: frame del video dell’intervento di Carlo Rovelli al concerto del primo maggio a Roma