La ministra della Famiglia e della natalità Eugenia Roccella contestata al Salone del libro. Quale è la lesa maestà? Fino a prova contraria siamo in una Repubblica democratica e il dissenso, la dialettica di idee è, non solo consentita, ma auspicabile, come è scritto nella nostra Costituzione antifascista. Ma c'è di più, lo raccontiamo qui:

La ministra della Famiglia e della natalità Eugenia Roccella contestata al Salone del libro. Quale è la lesa maestà? Fino a prova contraria siamo in una Repubblica democratica e il dissenso, la dialettica di idee è, non solo consentita, ma auspicabile, come è scritto nella nostra Costituzione antifascista.

La segretaria del Pd Elly Schlein ha commentato: “In una democrazia si deve mettere in conto che ci sia il dissenso”. E ha aggiunto: “è surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso”.

Ma esponenti del centrodestra e di governo non ci stanno. Durante la presentazione del libro di Roccella (Una famiglia radicale, edito da Rubettino) la deputata di Fratelli d’Italia Eugenia Montaruli ha apostrofato il direttore del Salone Nicola Lagioia, urlando “vergogna, con tutti i soldi che prendi”. Ricordiamo gentilmente a Mantaruli quanto la riguarda.

Intanto il direttore del Salone Nicola Lagioia su facebook racconta così l’episodio:
«Sono stato chiamato a intervenire sul palco. Me lo hanno chiesto alcuni funzionari della Regione. Quello che ho detto è molto semplice. Ho detto che in democrazia le contestazioni sono legittime purché non violente. E ho poi invitato chi contestava a dialogare con il ministro, muovendole in modo anche duro critiche a cui avrebbe potuto rispondere. Il gioco democratico tra cittadini e potere è fatto anche di dure critiche. Mi sembrava che i contestatori non accettassero questo tipo di invito (anche qui: chi contesta, purché in modo non violento, decide come contestare). A quel punto, colpo di scena: una deputata di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli (dunque stiamo parlando di istituzioni), la quale evidentemente pretendeva che dicessi quello che voleva lei, ha cominciato ad aggredirmi verbalmente con una furia e una violenza verbale abbastanza sconcertanti: “Vergogna! vergogna!” A quel punto, pieno di imbarazzo per lei, sono sceso da un palco dove ho quasi dovuto evitare che la deputata mi si scagliasse addosso».

La diatriba è stata raccontata da molti giornali, ma quel che non emerge è il punto cardine della discussione, ovvero l’attacco all’identità che le donne stanno subendo in Italia da parte degli esponenti della maggioranza, attacco alla loro libera scelta di fare figli o meno, di realizzarsi a tutto campo nella società e nella loro dimensione interiore e vita privata.

Un attacco che parte dalle affermazioni della premier che, fin dal suo libro Io sono Giorgia e nelle politiche conseguenti, “riduce” l’identità della donna all’ossequio di “Dio, patria e famiglia”, salvo riservare per sé altro destino, da premier che, peraltro, chiede di essere appellata al maschile, e che non fa alcuna battaglia per una reale emancipazione femminile in questo Paese. Come se in Italia i livelli di occupazione femminile non fossero fra i più bassi in Europa, e le giovani donne di talento, scienziate, letterate, economiste ecc. non fossero costrette a emigrare, specie se sono del Sud, come ben documentano le ricerche della Cgil.

Ma non è, ripetiamo, “solo” una questione di negazione della realizzazione sociale delle donne. In Italia, come su Left denunciamo da anni. E’ violentissima la negazione dell’identità umana delle donne, che a 45 anni dalla approvazione della legge 194 (che ricorrono proprio oggi) ancora non possono decidere liberamente se e quando diventare madri, a causa dell’altissimo numero di ginecologi obiettori di coscienza.

Confondendo maternità solidale (per altro proibita in Italia) con la fecondazione eterologa, perfettamente legale in Italia dopo anni di battaglie contro l’antiscientifica Legge 40, di cui con Left ci siamo fatti carico, esponenti del governo si lanciano contro ‘Wish for a baby’, l’evento sulla fertilità che si tiene oggi a Milano.

La deputata di Fratelli d’Italia Grazia Di Maggio lo ha definito una “fiera per bambini preconfezionati”. Ma di che parliamo? Se la questione per il governo è la denatalità, perché osteggia la fecondazione eterologa (che ripeto, è legale in Italia  anche grazie alle nostre battaglie con L’Associazione Luca Coscioni)?  Perché la destra non fa nulla per facilitare le adozioni che oggi in Italia sono impossibili per chiunque non abbia redditi stellari?

Direttore responsabile di Left. Ho lavorato in giornali di diverso orientamento, da Liberazione a La Nazione, scrivendo di letteratura e arte. Nella redazione di Avvenimenti dal 2002 e dal 2006 a Left occupandomi di cultura e scienza, prima come caposervizio, poi come caporedattore.