Il loro pensiero è sempre lo stesso: i dipendenti sono solo succhia soldi ai poveri imprenditori, lo Stato è solo un ostacolo all'imprenditoria, gli imprenditori che falliscono o che rubano sono resistenti schiacciati dalla realtà. Tutto si tiene

C’era da aspettarselo. Dopo le tasse raccontate come “pizzo di Stato” dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che promette di inseguire “i grandi evasori” in tutto l’orbe terraqueo per promettere ai piccoli evasori di dormire sonni tranquilli subito certa stampa s’è messa in fila per scovare queste vittime dello Stato che resistono a imposte, tasse, iva e Guardia di finanza.

Un pezzo che potrebbe essere un caso studio ce lo offre il Corriere della sera che racconta la storia di Emanuele Lavezzo, panettiere di Badia Polesine (Rovigo) che – scrive il Corriere – “dal 2019 al 2021 non ha presentato alcuna dichiarazione fiscale, mai un soldo di Iva”. Nell’articolo ci sono tutti i ganci per empatizzare: le foto di lui e il padre in posa davanti al forno («quando vado a trovarlo al cimitero, gli dico: papà, ho combinato un casino…», dice Lavezzo al giornalista), “gli occhi lucidi”, “le mani sporche di farina”.

Passa quasi in sordine che la Guardia di finanza abbia ipotizzato un’evasione per meno 350mila euro. Sembra poco importante anche che il nostro evasori confermi tutto al giornalista, senza battere ciglio. L’evasore racconta che un lutto l’ha spinto a smettere di pagare le tasse perché era la moglie a tenere la contabilità (in 350mila euro evidentemente non ci stava qualche spiccio per un commercialista), ovviamente dà un po’ di colpa al Covid (che, ricordiamo, è stata una pandemia mondiale, mica solo a Badia Polesine) e infine dice «ci mancava solo il controllo della guardia di finanza». Non è il reato la colpa, il focus è la sfortuna di essere stato controllato.

Ma gli scontrini falsi? Colpa della commessa, ovviamente. «Quando mi sono accorto di quello che combinava col registratore di cassa, mi sono arrabbiato, le ho chiesto se era matta» – racconta l’imprenditore. altra caratteristica dell’imprenditoria che piace a certa politica e certa stampa: quelli per cui è sempre colpa dei lavoratori. Imperdibile il passaggio sul fratello: «Uno di loro ha mollato nel 2011, preferendo un contratto da dipendente: la vita da imprenditore gli dava troppi grattacapi». Come dire: ha scelto la via più comoda. Lui, eroico, ha preferito dedicarsi alla sua attività di evasore.

Il movimento culturale è sempre lo stesso: i dipendenti sono solo succhia soldi ai poveri imprenditori, lo Stato è solo un ostacolo all’imprenditoria, gli imprenditori che falliscono o che rubano sono resistenti schiacciati dalla realtà. Tutto si tiene. Ci sarebbe stato bene anche un attacco ai giovani svogliati e ai poveri perché incapaci.

Buon lunedì.