Attivista per i diritti umani, curatrice della rubrica Lo Stato di diritto su Radio Radicale e tesoriera del Partito radicale Irene Testa è autrice di un toccante libro Azadi, libertà in Iran che raccoglie le voci di chi lotta contro l’oscurantista regime iraniano. E’ il racconto di una straordinaria lotta non violenta, laica e progressista che vede in prima linea le donne. Ecco un estratto dal volume che viene presentato il 13 giugno nella sede della Fondazione Marco Pannella, a Roma.
«Uno degli aspetti più difficili è dover sottostare a un potere militare strumentalizzato dalla religione. Questo è diventato un mezzo di oppressione e soppressione del suo stesso popolo.Non puoi vivere, non puoi godere della nazione che ti appartiene. Per anni il regime si comporta come fosse proprietario del paese e dei suoi cittadini», racconta l’iraniana Fari Alizadeh.
Tu hai partecipato alla marcia per i diritti umani che si è tenuta lo scorso 10
dicembre, sei venuta a Roma dall’Abruzzo perché essendo iraniana hai particolarmente a cuore questa battaglia e mi raccontavi che in questi mesi ti ha tenuto compagnia in modo particolare l’informazione di Radio Radicale rispetto a ciò che sta accadendo.
Con la rivoluzione in atto, i social e mass media sono stati fondamentali e ho riscontrato grande coerenza con ciò che sta accadendo in Iran e i fatti riportati sulla tua Radio.
È importante ma difficile diffondere la realtà e dare voce del popolo iraniano fuori dai confini. Negli ultimi tre mesi il regime ha cercato di limitare internet per evitare che le notizie fossero trasmesse fuori dall’Iran, la rivoluzione iraniana è irreversibile, è stato versato troppo sangue. C’è stata una grande rottura tra il regime e il popolo iraniano, in 43 anni il regime islamico ha cercato di creare un nemico immaginario per poter sopravvivere.
Alla fine abbiamo capito che per il regime il popolo iraniano è il primo nemico perché non ha avuto un minimo di pietà per la sua gente e per i suoi giovani. Per i manifestanti di recente hanno chiesto l’impiccagione senza un processo. Sono assolutamente d’accordo con la decisione dell’espulsione del regime iraniano dalla Commissione delle Nazione Unite sullo status delle donne, questa è la nostra prima vittoria. Noi chiediamo la fine di questo regime in modo che il nostro paese possa avere le porte aperte verso il mondo, possa essere parte della vita all’estero, parte della libertà di pensiero e di espressione sia a livello economico, sociale che politico. Il popolo iraniano è amico con tutti i popoli del mondo…
Qual è stata per te la cosa più fastidiosa che hai dovuto subire nel tuo paese da parte del regime?
Il potere militare. Questo è strumentalizzato dalla religione come mezzo di oppressione e soppressione di un popolo. Non puoi vivere, non puoi respirare e non poter godere della nazione che ti appartiene, loro si comportano come fossero i padroni del Paese.
Nei giorni scorsi c’è stata l’ennesima condanna a morte di un manifestante che tra le sue
volontà prima di essere impiccato non voleva che facessero la lettura del Corano.
Vorrei capire da te, perché sono in tanti a prendere le distanze sul Corano.
Io penso che libertà voglia dire anche la libertà del proprio credo religioso, perciò chi vuole credere alla religione islamica e al Corano è libero di farlo. Noi da 43 anni subiamo il Corano perché è diventato un mezzo per sottometterci e soprattutto non lo capiamo, non fa parte della nostra tradizione e della nostra cultura.
Spieghiamolo perché in molti non sanno che i persiani non sono arabi e non riconoscono il Corano, puoi spiegare la differenza.
Noi abbiamo una storia di 7.500 anni, una storia scritta, chiara, vera, riconosciuta.
Il Corano e l’Islam ce lo hanno imposto con la guerra. All’epoca chi aveva i soldi per risarcire ha mantenuto il suo credo che è lo zoroastrismo. Chi invece non aveva i soldi ha dovuto convertirsi all’Islam. La religione dovrebbe fare la sua parte e non entrare nell’economia, nella in politica e nella società, invece per 43 anni ci ha tolto le nostre feste persiane, le nostre ricorrenze, la nostra cultura e tradizioni, le nostre festività.
Per oltre 40 anni ci hanno maltrattato, arrestato, ci hanno tolto tutto, sembrava di vivere nel medioevo….
Foto di apertura di Renato Ferrantini