Nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, si sviluppò in America, nel mondo del Jazz, una corrente musicale chiamata “Third Stream” (Terza Via”) che si proponeva di giungere ad una sorta di “sintesi superiore” tra il jazz e la musica colta di derivazione europea.
Gli esiti dell’esperimento, di cui resta ancora difficile delimitare i contorni, furono e sono ancor oggi assai discussi e controversi e videro protagonisti musicisti di grande valore, sia in piccole formazioni cameristiche – primi fra tutti il Modern Jazz Quartet ed il combo del batterista Chico Hamilton – sia grandi orchestre assai diverse tra loro, come quelle di Stan Kenton e di George Russell.
A partire dagli anni Settanta in ambito rock, ed in particolare intorno al ben noto movimento del “Progressive rock”, la commistione tra sinfonia, percussioni e strumenti elettrici ha prodotto innumerevoli esempi, anche se a ben guardare, si è spesso trattato di una “fusione a freddo” nel quale un gruppo rock veniva semplicemente “vestito” e circondato da un’orchestra classica con archi e legni. Vengono in mente i dischi dei Deep Purple con la London Symphony Orchestra o il celeberrimo “Concerto grosso” dei New Trolls con l’Orchestra diretta da Louis Bacalov.
Tutta questa lunga premessa ci permette di avvicinarci con maggior consapevolezza al lavoro di Tony Carnevale, compositore, pianista e didatta che si è cimentato negli anni nella creazione di musiche per balletti, spettacoli teatrali, cinema e televisione, oltre ad aver a suo tempo collaborato con Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese del Banco del Mutuo Soccorso.
A distanza di pochi mesi dalla pubblicazione di III Movimento – uscito nell’autunno del 2022 – l’etichetta Soundtrack scommette e rilancia ulteriormente su Tony Carnevale con la pubblicazione di questo nuovo lavoro Tu che mi puoi capire, stampato oltretutto in una lussuosa versione su vinile, che contiene all’interno anche la copia su Cd del medesimo disco.
“Immagini per pianoforte e orchestra” recita il sottotitolo che prefigura da subito un lavoro assai complesso e lungamente meditato, i cui arrangiamenti hanno certamente richiesto un impegnativo e costante lavoro di cesello in studio, curato in prima persona dal Maestro Carnevale, che per l’occasione recupera anche il suo ruolo di solista di pianoforte.
L’autore stesso sottolinea ancora una volta come le sue composizioni non siano facilmente etichettabili e assolutamente non riconducibili alle consuete categorie in campo musicale, tanto è vero che la definizione di “composizione sinfonica in forma di rock” – utilizzata per l’album precedente – anche in questo caso resta la più aderente alla “filosofia compositiva” del progetto.
Mentre III Movimento si qualificava come una nuova edizione “riveduta e corretta”, nonché ampliata, di un lavoro già edito, qui ci troviamo di fronte ad un’opera del tutto nuova, totalmente strumentale, con la sola eccezione di un brano già pubblicato, “La vita che grida”, uscito in una prima versione nel 1995.
La facciata A del disco si apre con “Il suono della tua voce”, una composizione dal respiro sinfonico caratterizzata da un serrato dialogo tra pianoforte, orchestra e percussioni, che si apre poi ad un lirico finale per voce ed archi.
Il pianoforte conduce la calma melodia di “Il discorso che non abbiamo mai finito”, quasi un “secondo movimento” che si riallaccia e amplia liricamente le intenzioni del brano di apertura. “Ad ogni incontro” si apre in un’atmosfera oscura e sospesa sottolineata ancora una volta dalle percussioni e dal registro grave del pianoforte e dell’orchestra. A ben vedere questi tre brani in sequenza vanno mirabilmente a comporre una sorta di “suite in tre movimenti” indissolubilmente legati dal medesimo afflato compositivo, che rimanda spesso a suggestioni sinfoniche di quel periodo carico di tensioni, sospeso tra Ottocento e Novecento, sulle orme di giganti come Musorgskij, Ravel fino a lontani echi di Stravinskij. “Oltre le note”, rappresenta invece un elemento di discontinuità. Il brano – che nell’edizione su Cd compare suddiviso in tre brevi parti – è una composizione concepita per pianoforte solo, nel quale i toni meditativi ed intimistici della prima parte cedono il passo all’approccio percussivo ed inquieto della seconda parte, che si scioglie poi in un onirico notturno finale.
La seconda facciata del disco presenta il brano più lungo e articolato, “Pagine dal libro dei sogni” che si sviluppa nell’arco di nove minuti, e che – parafrasando il grande Jack Bruce – si potrebbe definire una “colonna sonora per un film immaginario”.
Si tratta ancora una volta di una composizione di ampio respiro nella quale emergono le qualità e la lunga l’esperienza di Tony Carnevale in tema di scrittura e produzione di musiche originali per la televisione, il cinema, il teatro e la danza.
In questo caso l’ampiezza e la cantabilità delle melodie suggerirebbero quasi la possibilità di poter inserire dei testi che potrebbero dare ulteriore valore aggiunto alla composizione.
La perfetta fusione tra musica e liriche risalta prepotentemente in “La vita che grida” (musiche di Tony Carnevale e testo scritto a quattro mani insieme a Francesco di Giacomo), il brano viene qui riproposto in una nuova versione sinfonica che illumina ulteriormente il cantato di Francesco Di Giacomo e la chitarra di Rodolfo Maltese – recuperati dalla registrazione originale del 1995 – e impreziosito nel finale dall’assolo vocale di Daniela Soraci.
È certamente questo il pezzo forte di tutto l’album, nel quale la magia della voce di Di Giacomo, la potenza dell’orchestra sinfonica e la lunga cavalcata del fiammeggiante assolo di chitarra elettrica creano un unicum da incorniciare tra le vette espressive del rock italiano di tutti i tempi.
Come è noto, Tony Carnevale, sin da adolescente – ai tempi del leggendario Festival pop di Villa Pamphilj dell’ormai lontano 1974 – è stato un grande ammiratore del Banco del Mutuo Soccorso, ha avuto poi la fortuna, ma soprattutto le capacità e la costanza, di riuscire a coronare il suo sogno segreto, cioè quello di arrivare a collaborare direttamente con i suoi artisti di riferimento.
I due minuti di “…al tempo meravigliosamente perso insieme” chiudono il disco con delicatissimo omaggio crepuscolare ai propri “maestri”, accarezzando sul pianoforte una lieve citazione dell’immortale melodia di “Non mi rompete”.
Dunque, Tony Carnevale ha aperto la via: la strada, ancora incerta ed assai impervia, della ricerca di una “terza via” tra rock e musica sinfonica è stata tracciata, la sfida è aperta, vedremo se ci saranno musicisti di vaglia che abbiano le capacità e il coraggio di proseguire su questo difficile percorso “lungo le creste”, certamente affascinante anche se non privo di insidie.