Dalle lavatrici ai pannelli fotovoltaici della Tea Tek. Dopo quattro anni di cortei, proteste, sit-in e un presidio continuo nel sito industriale di Napoli, abbandonato dalla multinazionale americana, per 312 metalmeccanici la svolta è la riconversione green
Il momento più significativo è stato quando il 23 giugno l’amministratore delegato di Tea Tek ha detto, davanti alle porte dell’ala della produzione: “Rompete quei sigilli ed entriamo”. Gli operai della ex Whirlpool erano là. Ma c’erano anche quattro anni prima, quando invece quei sigilli erano stati posti: stabilimento chiuso, l’inizio di un’odissea. Felice Granisso, ceo del gruppo internazionale (con sede a Napoli) che opera nel settore delle energie alternative, si è presentato al presidio che i 312 metalmeccanici napoletani hanno costantemente mantenuto attivo all’interno del sito industriale. Nella stessa giornata, come riporta l’Ansa, aveva firmato presso il commissario di governo dell’area Zes (Zona economica speciale) il verbale di anticipata immissione in possesso dell’enorme fabbricato della ex Whirlpool. Dalle lavatrici ai pannelli fotovoltaici. Dal rischio di desertificazione industriale causato dalle mosse illogiche - perché la fabbrica napoletana faceva profitti - di una multinazionale all’impulso per una economia innovativa, green. Questo si legge nella svolta alla ex Whirlpool. “Finalmente na scop” (finalmente una scopa), sta scritto in uno striscione allo stabilimento di via Argine 310, periferia sud di Napoli, tra il porto e l’autostrada, un’area ormai abitata da capannoni abbandonati e territorio a rischio per le infiltrazioni della criminalità.

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