Che la liberazione di Zaki sia considerata da al Sisi la chiave per "chiudere" il processo Regeni non è un'ipotesi così avventata. Sarà compito del governo disinnescare il rischio di una contropartita del genere. Un dato però è certo: con il dittatore si continua a fare affari

Patrick Zaki è libero. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha firmato il decreto di grazia presidenziale in occasione della festività dell’egira di Maometto. A dare la spinta è stata la dimissione di massa dei membri del Comitato per il dialogo presidenziale che chiedevano a al Sisi un segno di distensione. Il governo italiano aveva cominciato a muoversi subito dopo la condanna dello studente bolognese.

Al di là delle forzature politiche (il centrodestra che si intesta il merito e qualcuno nell’opposizione che ne sottolinea l’ininfluenza) resta un fatto che dopo tre diversi governi nella vicenda di Zaki si ottiene un successo tangibile. Ciò che conta è capire quale sia la natura dello scambio.

Il futuro prossimo ci dice che domenica prossima a Roma si terrà la conferenza sui migranti, un’occasione ghiottissima per al Sisi che vorrebbe entrare a pieno titolo nel cosiddetto “Piano Mattei” per ottenere denaro in cambio del controllo delle frontiere. I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sanno bene che la leva per mungere l’Ue sta proprio nei migranti usati come arma non convenzionale di pressione politica. Ottenere un subappalto delle frontiere significa, di fatto, avere le chiavi dei rubinetti delle partenze per esercitare pressione.

Il futuro che ci sta da anni dietro le spalle ci dice che il processo di Giulio Regeni rimane incagliato alla Procura di Roma perché l’Egitto non comunica le residenze degli uomini ritenuti colpevoli della morte di Regeni ai magistrati romani. Che la liberazione di Zaki sia considerata da al Sisi la chiave per “chiudere” il processo Regeni non è un’ipotesi così avventata. Sarà compito del governo disinnescare il rischio di una contropartita del genere.

Le due cose (migranti e caso Regeni) potrebbero anche incrociarsi e rientrare in una trattativa più ampia che contempla l’enorme mole di scambi commerciali (soprattutto armi) tra Italia e Egitto. Un dato però è certo: con il dittatore si continua a fare affari. Anzi no, c’è un altro dato certo: i genitori di Giulio Regeni dal 25 gennaio 2016 attendono di avere giustizia.

Buon giovedì.