Tenere i lavoratori in uno stato di bisogno fa comodo ai regimi autoritari. Il nuovo libro di Clara Mattei ricostruisce come, dopo la Grande guerra, determinate politiche economiche abbiano spianato la strada a Mussolini
Il libro di Clara Mattei Operazione austerità. Come gli economisti hanno aperto la strada al fascismo (Einaudi, 2022), frutto di un lungo lavoro di scavo archivistico, fa una comparazione fra la politica economica inglese e quella italiana all’indomani della prima guerra mondiale: entrambe, nonostante la differenza dei regimi - autoritario dopo la marcia su Roma in Italia e liberale nel Regno Unito - reagiscono ai provvedimenti redistributivi del periodo della guerra e dell’immediato dopoguerra, nonché all’antagonismo sociale. Questo da un lato spingeva al riformismo sociale le classi dirigenti e, dall’altro, tendeva a configurare un modello di sviluppo diverso dal capitalismo: dai consigli di fabbrica dell’Ordine nuovo al socialismo gildista in Gran Bretagna. La reazione a queste tendenze fu l’imposizione di un modello austeritario (fiscale, monetario e industriale) basato sulla compressione dei salari e dei consumi, sulla limitazione della spesa pubblica per limitare l’inflazione e su politiche fiscali antiprogressive. Questa politica economica ha prodotto una redistribuzione al contrario delle risorse, a vantaggio di pochi risparmiatori e investitori (che possono rimborsare il debito e rilanciare la produzione) e a detrimento del lavoro dipendente, ritenuto improduttivo o poco produttivo e tendenzialmente (troppo) consumatore.
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