Ha lavorato con i più grandi direttori d'orchestra, da Karajan a Kleiber e Abbado. A 89 anni continua a studiare e ad amare la musica, facendo crescere una nuova generazione di artisti. Lo abbiamo incontrato

Leone Magiera è uno di quei fulgidi esempi di musicista che ha saputo coniugare la professionalità alla passione del pianismo. La sua è stata una vita spesa per far brillare alto il belcanto italiano. Non è un caso che ha lavorato a lungo con due voci importantissime come Luciano Pavarotti e Mirella Freni.
Modenese anch’egli, Magiera ha il dono di essere diventato un pianista popolare, di aver fatto apprezzare al mondo non esperto l’importanza del cosiddetto pianista accompagnatore. Dopo il successo del libro di ricordi e aneddoti su Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra della storia della musica, dall’alto dei suoi quasi 90 anni ha prestato la penna alla narrazione di una vita in un volume Cantanti all’opera (Curci Editore) dove non solo svela i segreti di tanti rapporti ma è ancora più attento a far comprendere l’importanza di essere pianista e musicista assieme.

Maestro Magiera quando è iniziata la sua professione di pianista?
Ho iniziato a 18 anni, dopo il diploma a Parma, 10 e lode e menzione speciale anche se le prime esibizioni pubbliche sono state precocissime.
Cosa ricorda del suo periodo di studio?
Sono stati anni intensi, uno studio” matto e disperato”, anche se alternato ad una attività di pianista per la Scuola di Canto di mio zio Gigino Bertazzoni
Mi parla di Carlo Vidusso?
Carlo Vidusso, pianista eccelso, memoria incredibile. Era per noi un mito e la sua presenza al mio esame di diploma in pianoforte mi metteva soggezione. Fui stupito quando si complimentò con me per l’esecuzione di un Improvviso di Schubert. Con Carlo Zecchi, i più grandi pianisti italiani di quegli anni
E di Alberto Mozzati?
Il grande non vedente, eccellente in Listz e Chopin, anch’esso presente al mio esame di diploma, m’invitò per un concerto a Milano e rifiutai per turbe nervose, cioè paura di non essere ancora pronto
Il suo amore per la lirica da dove nasce?
Dal primo concerto in parrocchia a Modena, in coppia con Mirella Freni, lei 12 anni io 13.
Ricorda la sua prima opera a cui ha assistito?
Tosca, al Comunale di Modena con sara Scuderi Tosca, Arrigo Pola tenore e Vincenzo Guicciardi baritono. Il cappello da fata Turchina con cui si presentò in scena il soprano, aveva colpito la mia fantasia infantile e non l’ho mai dimenticato.
Due personalità molto diverse ma contigue: Mirella Freni e Luciano Pavarotti
Più scrupolosa lei, più fantasioso e più “cavallo pazzo”, lui. Ma entrambi forti personalità artistiche a cui ho dato rigore musicale e ricerca della perfezione.
Con Pavarotti oltre ad essere stato il pianista di tanti concerti era soprattutto amico, da dove nasceva questo rapporto?
Da un parere che mi richiese a 18 anni. Gli consigliai di studiare canto seriamente. E da allora ha studiato con me.
Cosa significa per lei insegnare?
Mi piace trasmettere quello che ho imparato, coltivare i talenti con delicatezza e apertura al nuovo. Ma anche io ho imparato dai miei allievi migliori.
Della musica nella scuola italiana cosa pensa?
Tutto il male possibile, con qualche rara eccezione.
Come vive il traguardo degli 89 anni?                                                              Privilegio il lavoro di scrittura ma continuo a studiare, a fare musica, ad insegnare e ad aiutare i giovani artisti ad affinare i talenti.

Nel 2022 è nata l‘Associazione Leone Magiera

Nella foto: Leone Magiera frame della video intervista di Danilo Boaretto, OperaClick