Il modello di scuola che ha in mente Valditara confonde istruzione e formazione al lavoro. La riforma degli istituti professionali e il nuovo liceo rivelano un nazionalismo produttivo privo di qualunque intento pedagogico. Al fondo, l’obiettivo del governo è creare manovalanza di basso profilo
Qualcuno sostiene che la destra al governo abbia dovuto sottostare in molti campi a vincoli e accettare di conseguenza annacquamenti e mediazioni. Sarà anche così, ma non sulla scuola. Sulla scuola sta facendo la destra. Porta avanti la propria visione che, se sorprende, è per la nitidezza del progetto e l’ostentazione con cui viene esposta. Come se desse per scontata l’approvazione collettiva. Questo a mio parere è il frutto da un lato, di un senso comune di taglio profondamente conservatore che non si è riusciti minimamente a scalfire; dall’altro, della incertezza del centrosinistra di governo che negli anni sul tema scuola ha commesso un errore dietro l’altro. La lista sarebbe lunga ma adesso siamo in emergenza e non serve l’elenco degli errori. Occorre capire (e farlo capire alla scuola e al Paese) cosa sta succedendo. Perché sta passando il messaggio che il “disastro” della scuola sarebbe colpa dello spirito che mosse le sperimentazioni partite dagli anni Settanta, di Barbiana, dell’egualitarismo che avrebbe eliminato ogni gerarchia, il riconoscimento del merito e quindi la valorizzazione dei migliori. Possibile che non si riesca a vedere come il modello allo sfascio, perché anacronistico in una società che non può che reggersi su una cultura alta e diffusa, è ancora quello gentiliano che purtroppo porta benissimo i suoi cento anni?

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login