Grazie alla prefetta Paola Berardino, incidentalmente moglie del ministro Piantedosi,, la città toscana è diventata il primo capoluogo in Italia con una via intitolata al fascista Giorgio Almirante

A Grosseto il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna è riuscito a realizzare il sogno del leader locale di Fratelli d’Italia Fabrizio Rossi, ora deputato: diventare il primo capoluogo in Italia con una via intitolata al fascista Giorgio Almirante, colui che n prima persona nella promozione o nel sostegno alla violenza squadrista. Prima della Liberazione, sostenne apertamente tesi razziste e antisemite sul periodico “La difesa della razza”. Firmò inoltre personalmente, nel 1944 quale dirigente della Repubblica Sociale, regime fantoccio al servizio degli occupanti tedeschi, un duro provvedimento collaborazionista con i nazisti, attraverso il quale gli “sbandati” venivano espressamente minacciati e perseguiti con la morte. Un uomo che dopo la Liberazione non condannò mai il fascismo, facendo persino pervenire aiuti all’estero al terrorista Carlo Cicuttini, autore della strage di Peteano, nella quale tre carabinieri rimasero uccisi.

Per farlo il sindaco ha lasciato per mesi alcuni suoi concittadini in una strada senza nome (mentre infiammava lo scontro politico): quelli non potevano ricevere la posta e scaricare rifiuti e in più hanno ricevuto l’avviso di pagamento dell’Imu non potendo avere residenza in abitazioni che risultavano quindi seconde case. 

La nuova circolare interpretativa del Ministero arrivata a giugno (che sembra tagliata su misura per Grosseto) ha dato il via libera. La firma è arrivata qualche giorno fa dalla prefetta Paola Berardino, incidentalmente moglie del ministro all’Interno Matteo Piantedosi. 

Buon mercoledì.