Di nuovo un convegno sull’ambiente? Forse basterebbe la gravità della situazione, l’ultimo disastro ambientale che ha colpito la Libia con migliaia di perdite umane, per giustificarlo. Perché siamo troppo vicini all’orlo dell’abisso per poter rinviare la questione che rischia di mettere fine alla avventura del genere umano su questo pianeta.
Ma c’è, in questo caso, una ragione in più; come ha detto Piero Bevilacqua, che del Convegno (20 settembre Spin Time, Roma) ne è l’anima e l’organizzatore: «L’ambientalismo senza politica, che non contempli il conflitto fra le classi come chiave per la comprensione dei problemi, è una nobile pratica che non esaurisce né soddisfa le nostre esigenze. E soprattutto lascia irrisolti pressoché tutti i nodi di una situazione ormai drammaticamente insostenibile».
Dunque la questione ambientale richiama quella politica e viceversa. L’Europa non può pensare di eliminarla ricorrendo esclusivamente alla tecnologia, come se per evitare la catastrofe imminente bastasse sostituire petrolio e carbone con fonti rinnovabili – e magari con un fantomatico nucleare di nuova (?) generazione che, nonostante tanto clamore, nessuno sa cosa vuol dire.
A livello istituzionale si ripete la solita litania: la crescita è sacra e se essa produce effetti dannosi, noi siamo sempre in grado di ricorrere alla scienza e alla tecnologia per annullare questi effetti collaterali.
A contraddire questa affermazione basterebbe la lettura di un vecchio libro di Rachel Carson, edito nel 1962 (Silent Spring), nel quale la nota ricercatrice americana, vera e propria antesignana dell’ambientalismo, denunciava i rischi connessi all’uso sempre più frequente dei pesticidi (in particolare il famoso ddt) e per questo perseguitata e screditata fino alla sua morte.
Dunque un convegno sull’ambiente ma anche un convegno politico: cosa fa la politica per scongiurare il prossimo collasso della biosfera? Poco o niente: al di là dei suoi inutili proclami, continua a trivellare il suolo alla ricerca di più fossili con i quali alimentare la crescita fattasi sempre più insostenibile e produttrice di disuguaglianze e nuove povertà.
Conosciamo pur troppo bene i disastri che il capitalismo genera nella ricerca del massimo profitto: «Esso è una macchina produttiva, estrattiva e dissipativa incapace di arrestarsi. Perciò senza una nuova economia che cessi di guardare alla natura come a una cava da saccheggiare, che ridia agli uomini che lavorano piena dignità, e senza un ordine cooperativo e multilaterale del mondo, creare fonti alternative di energia costituisce un obiettivo drammaticamente insufficiente».
Da queste premesse scaturisce il convegno; coniugare ambiente e modello di produzione, un binomio diventato ossimorico ai nostri tempi.
Le nostre città, le città di tutto il mondo, sono diventate incubi metropolitani e il vivere in esse somiglia ormai a un vero corso di sopravvivenza per il traffico, per lo smog, per i rifiuti che ci sommergono, oltre a costituire luoghi di emarginazione, di povertà, di solitudine disperata. Quello che era un famoso motto nel medioevo: l’aria della città rende liberi, si è tramutato nel suo esatto contrario.
Ecco allora che il convegno si articola (strumentalmente) in due parti. Quella dell’approfondimento scientifico e quella politica del: che fare?
Nella prima parte studiosi e ricercatori di diverse discipline tenteranno un confronto a partire dalle proprie professionalità: giuristi, storici, ingegneri, antropologi, economisti. Nella seconda parte interverranno quei politici che hanno maturato la loro esperienza nel corso delle lotte e dei conflitti sociali.
L’ambizione è quella di riuscire a redigere una Carta di Roma, con proposte, iniziative e analisi in grado di mettere al primo posto nell’agenda politica il tema dell’ambiente, senza il quale le città rischiano di diventare gusci senza storia e senza anima per famelici turisti in cerca di sensazioni.
Programma
Officina dei saperi Unione Popolare
MERCOLEDI 20 SETTEMBRE ORE 9,30, Spin Time Via di Santa Croce in Gerusalemme, 55 Roma
Coordina Maurizio Fabbri
Piero Bevilacqua, Introduzione
Luigi Ferrajoli, Per una costituzione della Terra
Laura Marchetti, La natura è madre. Ambientalismo ed ecofemminismo
Paolo Maddalena, I beni comuni, la Costituzione, le privatizzazioni selvagge contro i cittadini e contro l’ambiente
Enzo Scandurra, La città come ecosistema
Federico M.Butera, Nucleare e CO2 sottoterra per impedire la transizione ecologica
Angelo Tartaglia, Il clima, come cambia, cosa accade alla Terra.
Guido Viale, Dallo sviluppo all’economia della cura.
Piero Bevilacqua, Una nuova agricoltura per il cibo sano, la rigenerazione delle risorse, la tutela della biodiversità
Pino Ippolito Armino, I danni al pianeta della guerra russa-ucraina.
ORE 15,30
Roberto Musacchio, L’ Ue tra green washing, guerra e giustizia climatica.
Paola Nugnes, Esperienze parlamentari in difesa dell’ambiente
Luigi De Magistris, Il ciclo dei rifiuti e la lotta alla criminalità organizzata.
Pinuccia Montanari, Le comunità energetiche in Italia
Eliana Como, Il lavoro, Il sindacato la sfida dell’ambiente
Maurizio Acerbo, Quanto era ecologista Marx? Una prospettiva ecosocialista.
Interventi: Giuseppe De Marzo, Libera; Beatrice Pepe, Ultima generazione; Daniela Padoan, Libertà e Giustizia; Emanuele Genovese, Fridays for future; Daniele Ognibene, Servizio pubblico; Marina De Felici, Rete ecosocialista Roma; Simona Maggiorelli, Left; Anna Maria Bianchi, Carte in regola
A seguire: interventi liberì