Il definanziamento della sanità pubblica avrà gravi ricadute anche sui servizi psichiatrici. E poco importa se è sempre più lunga la scia di violenze su donne e bambini, e dei femminicidi, tra cui quello della psichiatra Capovani avvenuto sul luogo di lavoro. L’unica risposta del governo è la militarizzazione dei territori. Ne parliamo con lo psichiatra Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil medici
Andrea Filippi, l’inaccettabile uccisione della psichiatra Barbara Capovani, è stata uno choc cinque mesi fa. È cambiato qualcosa nella tutela degli psichiatri in prima linea e per il rafforzamento degli organici?
Di fatto non è cambiato nulla né da un punto di vista organizzativo, né degli investimenti, né delle assunzioni di personale. Al contrario questo governo, stando alle dichiarazioni di Meloni, per la quale «la sanità non è una priorità», va nella direzione opposta. Quella del definanziamento del fondo sanitario nazionale.
Fiaccolate, tanta commozione e rabbia da parte di cittadini e sembrava anche da parte di amministratori e politici ma poi le istituzioni sono rimaste immobili?
In verità è stato uno choc sentito profondamente soprattutto dagli psichiatri dei servizi pubblici che si sono mobilitati purtroppo da soli. Se da una parte l’omicidio che, ricordiamo, è avvenuto sul lavoro nell’esercizio della professione, ha sensibilizzato l’opinione pubblica, dall’altra non ha generato una vera mobilitazione di tutti gli operatori sanitari né dei cittadini.
Questo articolo è riservato agli abbonati
Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login