Come dice il presidente Mattarella, bisogna fermare «l’oltraggio alla convivenza» rappresentato dalle morti sul lavoro. Le scelte da fare: più risorse per prevenzione e formazione e via il far west degli appalti
La funzione delicatissima svolta dai presidenti della Repubblica è oggetto, in questo momento, di un insidioso disegno di depotenziamento da parte della maggioranza di destra. Il progetto di “premierato forte”, che prevede l’elezione diretta del capo del governo, voluto da Giorgia Meloni e fatto oggetto di un annuncio dal ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, porta con sé un evidente ridimensionamento del ruolo del capo dello Stato e del Parlamento. In particolare, per quanto riguarda il presidente, si tratta di un ruolo fondamentale di arbitro costituzionale e istituzionale. E anche, non meno rilevante, di perno morale della Repubblica. Indebolire questa figura, insieme al Parlamento, metterebbe in discussione la nostra stessa architettura costituzionale. Ma per venire all’oggetto di questo articolo, chi, se non una figura dotata di grande esperienza e sensibilità politica, ma collocata super partes, come quella del Capo dello Stato, potrebbe richiamare le Istituzioni stesse alle urgenze, da un lato più sentite dall’opinione pubblica e, dall’altro, concretamente più rilevanti per l’interesse del Paese?

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