Cantautore eretico, poeta maledetto e mai disperato, il frontman dei Pogues, scomparso oggi, ci lascia uno straordinario patrimonio di ballate e di impegno. Ora risuona per le strade di Dublino e del mondo

Quando nel 1964, qualche giorno dopo la festa di San Patrizio, morì il grande scrittore irlandese Brendan Behan, il suo amico e collega Flann O’Brien scrisse: «le strade di Dublino sono stranamente silenziose, stasera. È morto il proprietario del cuore più grande che abbia battuto in Irlanda negli ultimi cinquant’anni».

Sono parole che si adattano bene anche a Shane MacGowan, il frontman dei Pogues, cantautore eretico e anima poetica dell’Irlanda degli ultimi decenni, scomparso oggi dopo una lunga malattia.

Nato in Inghilterra, nel Kent, il giorno di Natale del 1957, si trasferì presto dai nonni nella terra delle origini, a Tipperary, nell’Irlanda rurale. «Il più grande parco giochi al mondo», la definì nella sua autobiografia.

Shane ha vissuto la sua esistenza artistica proprio nel solco di Brendan Behan, a cui ha dedicato una canzone dal titolo “Streams of whiskey”. In questa, lo scrittore gli appare in sogno, e le parole che gli rivolge «sono la più saggia di tutte le filosofie: / non c’è niente da guadagnare / da quelle robe umide chiamate lacrime»,

Poco più giù, nella stessa ballata, MacGowan scrive: «Quando il mondo si fa troppo buio / e non vedo alcuna luce dentro di me / entro in un pub / e mi faccio quindici pinte di birra».

Poeta maledetto e mai disperato, è autore di una delle più drammatiche e belle canzoni natalizie di sempre, “Fairytale of New York”. Racconta la storia di un uomo e della sua innamorata, venuta con lui nella Grande Mela sulla scorta di grandi promesse destinate a infrangersi contro miseria e avversità: «Potevo diventare qualcuno / – Tutti possiamo / – Mi hai rubato i sogni / la prima volta che ti ho visto / – Li ho tenuti con me, piccola / li ho messi insieme ai miei / non possiamo viverli da soli i sogni / i miei li ho costruiti attorno a te».

Alla fine di una delle sue ballate più toccanti, “A Rainy Night in Soho”, incisa anche da Nick Cave e Damien Dempsey, MacGowan evoca così il senso segreto della sua arte: «Ora la canzone sta per finire / Forse non lo sapremo mai cosa significhi / Ma ho comunque una luce davanti a me / Sei la cifra dei miei sogni, la cifra dei miei sogni».

Negli anni passati a Londra, dopo la parentesi dell’infanzia irlandese, MacGowan si distingue nella scena punk dando vita a diverse band, una tra tutte i “Nipple Erectors” (“Quelli che fanno drizzare i capezzoli”). Questo prima di fondare i Pogues (abbreviazione di “Pogue Mahone”, “Baciami il culo”). Ma dietro l’aggressività di facciata si nasconde la voce del poeta, riconosciuta ufficialmente dal Presidente irlandese Higgins, anch’egli poeta, durante una grande cerimonia nazionale in suo onore a Dublino, in occasione dei sessant’anni.

Ma la parabola poetico-musicale di Shane MacGowan, idolo di tante generazioni, è anche segnata dall’impegno politico. In una canzone dedicata all’omicidio fascista di Garcia Lorca, vede il corpo del poeta svanire, e donne in una cappella pregare: «madre di tutte le gioie / madre di tutti i dolori / intercedi presso di Lui stasera / per tutti i nostri domani».

Pensando poi ai prigionieri politici irlandesi e ai tanti innocenti incastrati dalla polizia britannica e detenuti per lunghi anni nelle carceri inglesi, scrive: «contate gli anni, prima cinque, poi dieci / invecchiando in un inferno gelato / attorno al cortile e nella cella schifosa / da parete a parete, avanti e indietro».

Negli ultimi anni di vita, dopo la parentesi di collaborazione con una nuova band, The Popes (“I Papi”) aveva ritrovato i vecchi compagni di strada riformando i Pogues. Ma dopo un tragico incidente che gli ha causato la frattura delle ossa pelviche, è stato costretto a vivere su una sedia a rotelle. È l’immagine che cattura di lui l’ultimo documentario sulla sua arte, prodotto dall’amico di una vita, l’attore Johnny Depp. In questo, gran parte dei commenti di Shane rivelano proprio l’attaccamento alla causa del repubblicanesimo irlandese. Non a caso, nel video fa la sua comparsa anche lo storico leader di Sinn Féin, Gerry Adams, il quale l’anno scorso ha presenziato anche alla fortunata mostra di quadri e disegni visionari di MacGowan, allestita in una galleria di Dublino.

Le strade d’Irlanda saranno molto silenziose stanotte. Ma nei tanti pub risuoneranno come sempre le sue parole profonde e leggere, una ninnananna dell’anima, una voce fragile e coraggiosa: «possano i fantasmi che urlano attorno a casa di notte / mai svegliarti dal tuo sonno; / possano dormire profondamente tutti / giù all’inferno stanotte / o in qualunque posto staranno».

 

Illustrazione di Fabio Magnasciutti