Nel suo nuovo libro, "Fascisti contro la democrazia", lo storico ha ricostruito le biografie di Alrmirante e Rauti. Due personaggi, dice Conti, che incarnano «il profilo identitario di una comunità politica che si pone come obiettivo strategico la fine della Costituzione nata dalla Resistenza»
Nel suo ultimo libro Fascisti contro la democrazia (Einaudi) lo storico Davide Conti, uno dei massimi esperti dello stragismo in Italia, ci offre una ricostruzione minuziosa delle biografie politiche di Giorgio Almirante e Pino Rauti. Il libro di Conti si configura come una lettura del nostro recente passato connessa all’interpretazione del presente. Davide Conti, come è stato possibile, a meno di due anni dalla Liberazione, che in Italia nascesse un partito annoverante fra le sue fila molti “uomini di Mussolini”, fra i quali anche alcuni iscritti nelle liste dei criminali di guerra stilate dalle Nazione Unite? La nascita ufficiale del Msi il 26 dicembre 1946 ha rappresentato il segno dei mancati conti dell’Italia con la storia del fascismo. All’alba della Repubblica l’assunzione di responsabilità storico-politica della pesante eredità del regime venne completamente elusa tanto dalle classi dirigenti del Paese (principali responsabili dell’avvento della dittatura) quanto da quell’opinione pubblica che, specialmente nella piccola e media borghesia, aveva consegnato a Mussolini un largo consenso. Questa rimozione si unì al quadro geopolitico della Guerra fredda in chiave anticomunista e alla «mancata Norimberga italiana», ovvero all’impunità garantita ai criminali di guerra fascisti dagli stessi Alleati anglo-americani, creando le condizioni per la nascita di un soggetto politico ostile in radice ai valori fondativi della nostra democrazia costituzionale. Perché un libro su Almirante e Rauti? Almirante e Rauti rappresentano due anime centrali del neofascismo. Insieme a Pino Romualdi, artefice della nascita del Msi, e Arturo Michelini, segretario missino dal 1954 al 1969, incarnano il profilo identitario dei «fascisti in democrazia» ovvero di una comunità politica che si pone come obiettivo strategico la fine della Costituzione nata dalla Resistenza. Almirante e Rauti saranno i principali oppositori della linea «moderata» di Michelini. Il primo rimase nel partito aggregando tutte le componenti estremiste «antisistema». Il secondo nel 1956 promosse una scissione da cui nacque il gruppo Ordine Nuovo. È significativo che Rauti rientri nel Msi solo nel novembre 1969, all’indomani dell’elezione di Almirante segretario e a poche settimane dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 realizzata da uomini del gruppo di Ordine Nuovo non reinseritisi nel partito.

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