La retorica dominante, fin dalle scuole dell’infanzia, insiste sulla necessità di insegnare ai bambini i sentimenti, come se non arrivassero già con un bagaglio affettivo che si può e si deve sviluppare ulteriormente nelle relazioni umane
Cosa sta accadendo in Italia in questo periodo storico già complicato? Sono anni che il nostro Paese insieme a Francia e Germania detiene il triste primato del maggior numero di femminicidi ogni anno. Ma dopo il drammatico omicidio di Giulia Cecchettin - che non è più purtroppo l’ultimo - l’indignazione è diventata unanime. L’ opinione pubblica, la stampa, le istituzioni, il governo si dichiarano profondamente sdegnati dall’esplosione di tanta violenza esercitata da uomini contro donne. Si sta cercando, oltre che incrementare misure punitive, un sistema atto alla prevenzione. Molti sostengono che il problema del femminicidio abbia radici antiche e profonde, ma che una delle possibili cause possa derivare dal fatto che i bambini, le bambine e gli adolescenti non sono educati alle relazioni affettive, non ricevono un’educazione ai sentimenti e all’empatia. Nelle scuole italiane non ci sarebbe stato spazio o attenzione all’introduzione di questa materia che al contrario sembra essere diffusa in altri Paesi europei. La Danimarca è l’unico Paese che addirittura da molti anni l’ha resa materia obbligatoria in tutte le scuole. È voce unanime tra esperti, psicologi, neuropsichiatri infantili, giornalisti e politici di ogni orientamento, sottolineare che questo vuoto sia all’origine di tanti problemi della violenza maschile. Quindi si potrebbe sostenere che tale “non” educazione possa essere vista come una delle cause di tanti fenomeni legati alla violenza, anche omicida, degli uomini nei confronti delle donne.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login