Il business dei fertilizzanti e la corsa all’oro minacciano la Grande foresta e i nativi che la popolano. Dopo un lungo lavoro di lobby iniziato con Bolsonaro e consolidato con Lula, una multinazionale canadese ha ottenuto le licenze per realizzare progetti dal forte impatto ambientale
Il Brasile ha partecipato alla recente COP 28 di Dubai con una presenza massiccia. Nel suo discorso alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici il presidente Lula ha sottolineato la drastica diminuzione della deforestazione nel primo anno di governo e ha annunciato l’intenzione di azzerarla entro il 2030. Lula, però, non ha detto come questa meta sarà raggiunta. Al contempo l’espansione e la creazione di nuove aree di sfruttamento minerario, ad esempio, non lasciano presagire nulla di buono.
La banca canadese Forbes & Manhattan starebbe per concretizzare i suoi interessi minerari in Amazzonia. Secondo alcuni documenti ottenuti dall’agenzia giornalistica Publica, dopo una decennale campagna di lobby capitanata da militari, e potenziata durante la presidenza di Jair Bolsonaro, la banca ora può contare sull’appoggio del vicepresidente della Repubblica, nonché Ministro dello Sviluppo, Geraldo Alckmi, dei ministri Alexandre Silveira de Oliveira (Miniere e Energia) e Carlos Fávaro (Agricoltura). Grazie al sostegno di Lula, la F&M può ottenere le licenze per due delle sue società, la Potássio do Brasil e la Belo Sun Mineração Ltda, entrambe decise a realizzare progetti dal forte impatto ambientale.
Il piano della Potássio do Brasil situato nel comune di Autazes a circa 111 km da Manaus, capitale del più grande stato amazzonico, prevede la produzione mensile di circa 200mila tonnellate di fertilizzanti, il che genererebbe 480mila tonnellate di rifiuti in forma di sale da cucina, oltre a 120mila tonnellate di sabbia. Ciò comporterebbe la costruzione di una diga di scarti simile a quelle del cosiddetto quadrilatero ferrifero, nello Stato di Minas Gerais, luogo di due dei maggiori disastri ambientali del Paese: Mariana, nel 2015, e Brumadinho, nel 2019. Belo Sun invece mira a costruire «il più grande progetto aurifero mai sviluppato in Brasile», nel territorio di Volta Grande do Xingu, nello stato di Pará. Un piano che prevede l’uso del cianuro nella gestione dei minerali, una sostanza estremamente tossica. Ampiamente utilizzato nell’estrazione dell’oro dalla roccia, il cianuro modifica il ciclo riproduttivo della fauna e rappresenta una minaccia tossica per l’ecosistema amazzonico, i popoli indigeni e i ribeirinhos, le comunità fluviali tradizionali.
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