Dal Pilastro europeo dei diritti sociali alle nuove sfide contro la povertà: ne parla l’economista. «Le politiche sociali - dice - richiedono anche la partecipazione dei cittadini, non possono essere imposte dall’alto»
«L'Europa sociale ha fatto molti progressi, e di questi progressi dobbiamo essere consapevoli». Con queste parole Elena Granaglia ha iniziato il suo intervento al convegno Europa, quale futuro ci attende?, promosso dalla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli a Firenze, lo scorso 12 gennaio. Una giornata intensa di studio in vista delle prossime elezioni europee, che per noi è stata l’occasione per tornare ad incontrare l’economista rivolgendole alcune domande. La docente di Scienza delle finanze all’Università Roma Tre ha proposto innanzitutto due immagini su cui riflettere: da una parte la crisi dei debiti sovrani e la gestione della vicenda greca e dall’altra il Pilastro europeo dei diritti sociali. «La prima immagine segnala un periodo molto buio della storia europea mentre la seconda un cambiamento molto significativo a partire dal 2017. Il Pilastro sottolinea con forza il ruolo delle politiche sociali in termini di crescita economica e anche come il sociale abbia a che fare con la soddisfazione dei diritti fondamentali». «Si potrebbe pensare: niente di nuovo rispetto al passato - continua Granaglia - come nel caso del rapporto Thomson degli anni 70 (Thomson Report sull’Europa allargata ndr), ma ora è il Pilastro a guidare la dimensione sociale europea». Questo ha portato a numerosi interventi specifici e misure come: «La direttiva sul work-life balance, la raccomandazione sull’istruzione professionale, la garanzia giovani, la tutela dei bambini vulnerabili, la direttiva sul salario minimo e la raccomandazione sul reddito minimo, promossi in seguito al Pilastro sociale. Nonostante questi cambiamenti, la discrepanza tra gli obiettivi ricercati e i dati attuali rimane significativa», sottolinea l’economista, aggiungendo: «La politica per l’inclusione sociale, presente nell’agenda europea dagli anni 80, non ha ancora raggiunto gli obiettivi di riduzione della povertà, con un quinto della popolazione a rischio. La necessità di ulteriori azioni è evidente».

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login