17 febbraio, appuntamento a Campo de' Fiori a Roma nel segno del Nolano che si proclamava «risvegliator di dormienti». E buon compleanno Left, che proprio oggi compie 18 anni

«È stoltissimo credere per abitudine, è assurdo prendere per buona una tesi perché un gran numero di persone la giudica vera», ripeteva Giordano Bruno, invitando a liberarsi dall’opportunismo e dall’ignavia che portano acqua al dogmatismo che pretende di stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in assoluto, per tutti e per sempre.
Non siamo eterni minori! In ginocchio davanti ai padroni dell’anima e della finanza, affermava, Giordano Bruno, ma individui umani, proprietari della nostra vita nel nostro essere al mondo.
Bruno pone le basi della laicità, nella cultura dell’emancipazione e dell’uguaglianza contro il familismo, la prepotenza, il collaborazionismo dei servi del potere (i pedanti, come il nostro filosofo li chiamava), che fanno a gara per inserirsi nelle reti di corruttela e corruzione.
La polemica di Bruno contro costoro è feroce. Non perdeva occasione di ridicolizzarne vanagloria e supponenza della loro «recalcitrante ignoranza».
Le loro ricchezze da cortigianeria, potevano magari far loro comprare diplomi e titoli… e molto altro ancora. Ma non certo la conoscenza e l’intelligenza che fruttificano nell’esercizio al pensiero divergente.
Bruno rivendica con forza e dignità il ruolo stesso della filosofia, che è dubbio, scuotimento degli animi, messa in discussione delle consuetudini e dei luoghi comuni.
Si proclama «risvegliator di dormienti», e ne fa la sua missione per la liberazione da paradigmi fissati in idee presupposte e sacralizzate.
Bruno vuole che l’umanità si liberi da dogmi e padroni, sviluppando e coltivando autonomia conoscitiva ed etica.
In questa prospettiva, si comprende l’entusiasmo con cui accoglie la rivoluzione copernicana.
Ne fa il trampolino di lancio per prospettare la sua rivoluzionaria filosofia del divenire, oltre ogni orizzonte del definito.
Rotte le gerarchie delle gabbie cosmiche si moltiplicano astri e pianeti, l’infinito di Bruno spazza via l’ideologia della trascendenza, riscattando la vita concreta. La verità è la «materia stabile, eterna progenitrice e madre»
Anima mundi, costantissima e perfetta (divina quindi), che nell’immanenza e corporalità del suo infinito divenire fenomenico genera ogni forma di esistente: «le forme – scrive Bruno – non hanno l’essere senza la materia, in quella si generano e corrompono, dal seno di quella esceno ed in quello si accogliono: però la materia la qual sempre rimane medesima e feconda, deve avere la principal prerogativa d’essere conosciuta sol principio substanziale, e quello che è, e sempre rimane; e le forme tutte insieme non intenderle se non come sono disposizioni varie della materia».
La Materia è la verità dell’Essere. Sostanza di ogni elemento, struttura, aggregazione: dalla più semplice alla più complessa. E Bruno la fa vibrare, dando importanza ad ogni più piccola cosa (minuzzaria) che dalla materia parte e alla materia torna, perché in Natura – come la scienza molto dopo affermerà – nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
L’infinito di Bruno non è teologico ma fisico. Bruno ha cancellato l’orizzonte su sui sedeva il dio assoluto della rivelazione. Il mondo concreto è il vero. Quello celeste un’ombra che dilegua.
Bruno rimette in discussione le metafisiche tomiste, facendone barcollare creazionismo, finalismo, provvidenzialismo, e con essi gli ideologismi della “grazia” e della “salvezza” che vorrebbero un’umanità macchiata dalla colpa fin dalla nascita (senza aver fatto ancora nulla se non qualche vagito).
Cassata la divisione tra un cielo superiore e di una terra inferiore – scrive Bruno –«ne vien lecito di veder chiaro et aperto l’orizzonte tutto del divenire naturale, ritrovandoci fuor de la prigione».
La favola delle immaginarie essenze celesti si schianta su quella materia-vita-infinita-totale-universale-essere, di cui ogni essere umano nella sua fisicità fa parte.
Tolto il punto fisso del geocentrismo, cambiano rapporti, distanze, prospettive I punti di osservazione si moltiplicano. E con essi le possibilità di analisi e giudizio critico.
Non c’è più la conoscenza programmata nella rivelazione col suo pensiero e la sua morale a una dimensione. E Bruno chiama ognuno a gestire la propria singolarità storico-biologica: «la vita vera che sta nelle nostre mani» non possiamo farcela espropriare –scrive Bruno- «Per una incerta … «oltre i limiti del fantastico pensiero».
Giordano Bruno ci insegna a guardare a un mondo, dove ognuno crea la sua vita, aperto alle infinite possibilità di pensare, conoscere, agire… esistere, scoprendo la forza e la gioia della sperimentazione conoscitiva ed etica: fuori dalla prigione del dogmatismo.
Conoscenza, etica, politica si intersecano e si intrecciano nella filosofia di Giordano Bruno che chiama all’impegno di sviluppare e gestire nella responsabilità il proprio Io penso, Io dissento, Io decido. Io scelgo. In una interrelazione dialogica col proprio sé e ogni altro da sé, per scoprire la “religione civile”: legame umano di una fratellanza, NON da schiavi, ma nella conquista individuale e sociale della libertà e dell’uguaglianza nelle pari opportunità provando “fastidio” per ogni ingiustizia e sopruso.
Ma il fastidio che avvertiamo per l’ingiustizia e il sopruso deve trasformarsi in scelta di rimuoverlo dal mondo.
Scegliere significa esistere. Avere coscienza del nostro esistere come un continuo venire al mondo. Perché sono le nostre scelte a definirci, a farci diventare l’individuo che siamo.
La condizione umana dello scegliere è la praxis della nostra umanità per costruire l’appartenenza nella cittadinanza democratica, dove l’individualità di ciascuno è salvata dall’ingerenza dell’altro, dove la bussola di orientamento è non volere sempre per il prossimo tuo quello che desideri per te. Potrebbe avere gusti diversi!
La legge, non sta sulle ginocchia di un dio, o meglio di chi dice di averne il copyright, ma nelle mani degli esseri umani che devono trovare le soluzioni per quella che oggi noi chiamiamo civile convivenza democratica. Impossibile senza l’uguaglianza nelle pari opportunità.
«Non è possibile che tutti abbiano una sorte – scrive Bruno – ma è possibile ch’a tutti sia ugualmente offerta». E Bruno chiama individui, istituzioni, stati a impegnarsi. Perché la giustizia deve essere e può essere di questo mondo.
«Due son le mani per le quali è potente legare ogni legge, l’una è della giustizia, l’altra della possibilità […] atteso che quantunque molte cose sono possibili che son giuste, niente però è giusto che non sia possibile».
Noi oggi chiamiamo tutto questo Democrazia. E sappiamo bene che non esiste senza Laicità.
Laicità: dimensione privata e pubblica per la dignità di ogni essere umano contro gli analfabeti dei diritti umani, che vomitano la più nera pulsionalità di sopraffazione sul mondo intero.
Contro questi razzisti, maschilisti, sessisti, omofobi… dobbiamo essere intransigenti, per non essere rituffati nella notte della non verità che mandò Bruno al rogo.

In foto: Nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore, a Napoli, l’installazione site specific di Nello Petrucci, che celebra Giordano Bruno e il libero pensiero

Per il 17 febbraio 2024 appuntamento a Campo de’ Fiori, a Roma e auguri a Left che in questa data compie 18 anni:

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