Il 22 aprile, in occasione dell’Earth Day, si svolge a Roma il convegno internazionale Abitare la terra: ambiente, città, paesaggio – III edizione, organizzato dall’Ordine degli Architetti Ppc di Roma e provincia (Oar), nella casa dell’Architettura.
L’Oar per il terzo anno consecutivo prende parte attivamente all’iniziativa della giornata mondiale della Terra, istituita nel 1970 dalle Nazioni Unite per sottolineare la necessità di salvaguardare le risorse naturali del pianeta, proponendo anche in questa edizione importanti temi basati sul principio che tutti gli esseri umani hanno il diritto a un ambiente sano. Quest’anno, in modo particolare, una profonda riflessione è rivolta al senso del bene comune e del diritto alla città, attraverso le esperienze di “commoning” e di rigenerazione – urbana, ma non solo – per indagare tanto il significato di comunità quanto gli scenari della città contemporanea.
Il convegno, come scrivono i coordinatori Daniela Gualdi, consulente Oar e Flavio Trinca, responsabile percorso formativo paesaggio Oar, si propone di «approfondire il significato, ovvero il senso umano, dell’abitare la terra nel III millennio, nei difficili contrasti che il mondo oggi vive: questione ambientale, migrazioni, disuguaglianze, totalitarismi e scenari di guerra. Riproporre la centralità dell’essere umano, contrastando, con la conoscenza, il dominio politico-economico che ha portato alle alterazioni dell’ambiente e agli squilibri sociali che inevitabilmente hanno influito sui rapporti umani e sul pensiero culturale». Pertanto, queste tematiche daranno forma alle tre sessioni di lavoro: “Ambiente, città e paesaggio Bene Comune”; “Rigenerazione Urbana Vs. diritto alla città”; “Abitare la terra nel III millennio: tavola rotonda”. A discuterne saranno esperti nazionali ed internazionali, come Marcelo Enrique Conti, Giuseppe Scarascia Mugnozza, Juan Alayo, Daniela Ciaffi, Grazia Brunetta, Ana Méndez de Andés e Jordi Bellmunt. Saranno voci diverse: non solo quelle del mondo degli architetti e dell’urbanistica ma anche quelle del mondo della scienza, dell’arte e del cinema, per dare al convegno un approccio interdisciplinare, dove arte e scienza diventano la possibile soluzione per un pensiero diverso, libero. L’obiettivo è quello di mettere in evidenza le importanti questioni sociali, approfondendo gli aspetti da un nuovo punto di vista antropologico e culturale, al fine di proporre una ricerca su una nuova socialità e sull’identità umana.
La chiusura del convegno prevede una tavola rotonda su “Abitare la terra nel III millennio”, con la proiezione del clip tratto da Storie di donne uomini e comunità di Paola Traverso e Vincenzo Franceschini, produzione Il Gigante, TCC Teatro Cooperativa, Big Bang production, e delle originali fotografie di Roberto Privitera sui borghi fantasma. Sarà quindi l’arte a stimolare la profonda riflessione su nuovi valori che stanno emergendo nella società dal basso, quali: consapevolezza, condivisione ed equità e che vanno ascoltati da tutta la collettività nel suo complesso.
Inoltre, il senso del convegno sarà quello di seguire una profonda riflessione sulla sempre più necessaria trasformazione culturale e politica che investa in modo radicale il rapporto fra società e natura e lo spazio pubblico e privato in una più ampia visione di bene comune, come spiegheranno Camilla Ariani e Francesca Zappacosta. Ma una proposta di possibilità di uscire dalla crisi che stiamo vivendo la danno proprio le testimonianze raccolte nel film documentario di Paola Traverso e Vincenzo Franceschini, che raccontano un’unica voce, quella delle cooperative di comunità sparse sul territorio italiano: “Non aspettiamo un cambiamento, lo rendiamo possibile”.
In questa situazione di crisi globale, in cui risuona ovunque la violenza, l’architetto Daniela Gualdi racconta a Left: «Mi viene in aiuto il mondo dell’arte», sottolineando un incontro con un artista in una edizione precedente del convegno. «Il grande regista Amos Gitai – dice Gualdi – che è stato nostro ospite, un israeliano dissidente e a lungo esule dalla sua terra, ha girato un importante film: Shikun, che significa “case popolari” con il significato più profondo di “dare rifugio” a persone di origini e lingue diverse – che hanno bisogno di ripararsi dalla minaccia dei rinoceronti. Il film è ispirato a Il Rinoceronte di Ionesco ed è una metafora delle nostre società contemporanee, del caos creato dalle guerre, della disuguaglianza economica e dell’ingiustizia e, aggiunge Gitai, della paura – che non è un dato di fatto, ma è generata, costruita dall’emergere dell’intolleranza e del pensiero totalitario – dalla proliferazione dei rinoceronti appunto. Ed a questo dobbiamo opporci, ad una grande ondata di odio, perché come il protagonista di Ionesco, Berenger, che resta uomo fino alla fine e non si arrende – noi vogliamo restare umani».
In foto un frame del nuovo film di Paola Traverso e Vincenzo Franceschini