Loewi fece la scoperta che gli valse il Nobel nel 1936 dopo aver fatto un sogno. Fu il pensiero inconscio, non quello cosciente, a guidare lo scienziato. Il libro di Francesca Fagioli Coscienza e attività onirica offre una prospettiva nuova sui complessi meccanismi di sonno e sogno
Il volume intitolato Coscienza e attività onirica scritto da Francesca Fagioli, pubblicato dalla casa editrice L’Asino d’oro nella collana Bios Psychè, all’interno della serie “Percorsi di ricerca con Massimo Fagioli” viene presentato l’11 maggio al Salone internazionale del libro di Torino. Questo lavoro critica profondamente le concezioni tradizionali nel campo del sonno e dei sogni, introducendo un approccio innovativo. Attingendo alla Teoria della nascita proposta da Massimo Fagioli a partire dal suo primo volume Istinto di morte e conoscenza, il libro esamina con rigore scientifico e un linguaggio chiaro e coinvolgente due questioni centrali: il metodo più appropriato per studiare un fenomeno estremamente soggettivo come il sogno, e la definizione e il ruolo dei sogni nella psiche umana. Inoltre, si discute come l’interpretazione dei sogni possa avere una significativa valenza medica, offrendo strumenti diagnostici e terapeutici fondamentali nella pratica clinica. Questo testo innovativo dimostra come la ricerca sui fenomeni onirici possa aprire nuove frontiere nella comprensione delle dinamiche psichiche. Un esempio storico che illustra l’eccezionale potenziale dei sogni nel guidare scoperte scientifiche si trova nella vicenda di Otto Loewi. La notte prima di Pasqua del 1921, lo scienziato Otto Loewi si addormentò mentre leggeva. Ebbe quindi un sogno in cui visualizzava un esperimento che avrebbe potuto porre fine al dibattito su come i neuroni comunicassero tra loro. Si svegliò di notte, annotò rapidamente il suo sogno e si riaddormentò. Al risveglio, con grande frustrazione, non riuscì a decifrare le sue stesse note. La notte seguente, Loewi ebbe lo stesso sogno alle 3 del mattino. Questa volta, decise di non rischiare e si diresse direttamente al laboratorio per eseguire l’esperimento. Il risultato fu tale che portò alla scoperta della natura elettrochimica della trasmissione nervosa, un’impresa che gli è valsa il Nobel nel 1936. Questo evento, oltre a rappresentare una svolta nello studio neuronale e nella comprensione dei neurotrasmettitori, è celebre per il suo insolito metodo di scoperta: fu il pensiero inconscio, non quello cosciente, a guidare Loewi. La storia di come il sogno abbia giocato un ruolo cruciale in questa scoperta scientifica è diventata forse più famosa dell’evento stesso. In maniera totalmente opposta al metodo positivistico, che prediligeva logica ed empirismo, il sogno di Loewi ha rivelato un aspetto più intuitivo e meno tangibile della ricerca scientifica, dimostrando come il pensiero non cosciente potesse arrivare là dove la ragione non riusciva.

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