È l’impianto valorale della scuola dei Balilla. Ora mancano i problemi geometrici e aritmetici per calcolare la superficie complessiva delle province italiane della Libia o le bombe sganciate da un aereo da guerra

Accade così, di giorno in giorno, di notizia in notizia, che alla mattina tocchi scrivere l’ennesima notizia dell’ennesimo segnale preoccupante di un governo reazionario che conta sulla sindrome della rana bollita dei suoi cittadini. Accade tutti i giorni e ogni volta è uno spostamento dell’asticella di qualche centimetro senza la consapevolezza di quanta fatica richiederà ridefinire i confini della Costituzione. 

È notizia di ieri che il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara avrebbe istituito una commissione per la revisione delle indicazioni nazionali e delle linee guida relative al primo e al secondo ciclo di istruzione. Nessun docente è stato coinvolto. Si parla genericamente di una commissione di esperti che il ministro ha nominato in base a “comprovata qualificazione scientifica e professionale”. Mistero sui nomi, tranne la direzione affidata alla professoressa Loredana Perla dell’università di Bari.

Il sito Tecnica della scuola frugando ha trovato l’ultimo libro della professoressa Perla scritto con Ernesto Galli Della Loggia (Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo) che di fatto è un manifesto programmatico per riscrivere le Indicazioni nazionali del primo ciclo scolastico. L’incipit è chiarissimo: “Il tema dell’identità italiana è un tema considerato con diffidenza specialmente per una ragione ideologica oramai radicatasi nei contesti della pedagogia nazionale negli ultimi vent’anni. Infatti, essendo associata storicamente alla costruzione etnica degli stati, l’identità è stata tematizzata quasi prevalentemente come radice del potere e fonte della diffidenza verso tutte le ‘diversità’”. Stop alla multiculturalità quindi e accelerazione sull’identità nazionale. Con buona pace degli studi di questi ultimi vent’anni, portati avanti da Mauro Ceruti, Italo Fiorin e ispirati al filosofo francese Edgar Morin. 

Nel libro Galli Della Loggia (valente editorialista di un quotidiano ritenuto progressista, val bene ricordarlo) propone un ben preciso curriculum di storia e geografia per l’intero percorso del primo ciclo: si parte dal primo anno della primaria con il “racconto a mo’ di favola di Iliade, Odissea ed Eneide” per concludere il terzo anno della secondaria di primo grado con le vicende di “Mani pulite” e con l’irrompere della “globalizzazione” nella storia del pianeta.

È l’impianto valorale della scuola dei Balilla. Ora mancano i problemi geometrici e aritmetici per calcolare la superficie complessiva delle province italiane della Libia o le bombe sganciate da un aereo da guerra. Poi il moto uniforme era spiegato con l’esempio del passo dell’oca. Poi la grammatica insegnata proponendo l’analisi logica di frasi come “Io ho lavorato con piacere tutto il giorno” o “I nemici si affrontano con coraggio”. Poi le letture de “La razza latina”, “Gli ebrei”, “Parla il Duce” o “L’emigrazione”. 

Quando la scuola diventa culla dell’ideologia fascista il passo è compiuto.