«La soluzione al sovraffollamento delle carceri c'è», dice Rita Bernardini, candidata alle Europee e al ventesimo giorno di sciopero della fame. «Sta nella nostra proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale consentirebbe ad alcune migliaia di detenuti vicini al fine pena»

Rita Bernardini, capolista nella circoscrizione Isole per la lista Stati Uniti d’Europa, sta conducendo la sua campagna elettorale facendo un digiuno nonviolento da quasi ormai 20 giorni per invitare i decisori politici a mettere immediatamente in campo delle soluzioni contro il sovraffollamento carcerario e i suicidi.

Da quanti giorni è in sciopero della fame e come sta?

Oggi è il 29 maggio e sono giunta al 20esimo giorno. Scherzando c’è chi dice che in Sicilia- dove mi trovo dall’inizio della campagna elettorale- un giorno di digiuno vale doppio per le infinite tentazioni della sua eccellente cucina. Sto tutto sommato bene perché sono molto motivata: conosco i volti, le storie e le condizioni di coloro che sono a languire umiliati nelle carceri italiane e li ho presenti in ogni momento della giornata.

Perché questo digiuno nonviolento?

Voglio che i decisori politici istituzionali non dimentichino (come fanno da troppo tempo) un problema di civiltà europea e di democrazia. Un problema che richiede un intervento immediato, a partire dalla riduzione significativa del sovraffollamento. Con il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti abbiamo incardinato in Parlamento l’unica proposta concreta per ridurre l’enorme squilibrio che c’è fra posti disponibili, detenuti presenti e deficit degli organici di ogni tipo.

Ce la spiega meglio?

La proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale consentirebbe ad alcune migliaia di detenuti vicini al fine pene e che in carcere (nonostante tutto) hanno avuto un buon comportamento di poter uscire prima. Pensi che abbiamo settemila reclusi che devono scontare da 15 giorni a un anno. Si tratta di una misura già sperimentata in passato quando l’Italia fu condannata dalla Corte Edu. A chiedere a gran voce di ridurre il sovraffollamento non siamo solo io o Roberto Giachetti: ci sono i garanti dei detenuti, le associazioni che fanno volontariato in carcere, l’Unione Camere Penali, il Movimento Forense, Magistratura Democratica. Per più di due anni il Presidente Sergio Mattarella ha più volte lanciato il fermo quanto inascoltato monito di ridurre il sovraffollamento. Cosa aspettano?

Secondo lei non è penalizzante parlare di carcere durante una campagna elettorale?

Sono rimasta sconcertata quando ho saputo che la discussione della proposta di legge era stata rimandata a dopo le europee perché di carcere sotto elezioni sembra non si possa parlare. Devo dare atto alla Lista Stati Uniti d’Europa, a partire da Giachetti e Renzi, di aver fatto una scelta coraggiosa fregandomene della vulgata che sostiene che occuparsi di carcere e di giustizia faccia perdere voti. Addirittura, sono capolista nelle isole e Renzi si è messo all’ultimo posto della lista per consentirmi di avere più visibilità sul dramma che di consuma nei nostri istituti penitenziari dove dall’inizio dell’anno ci sono stati i suicidi di 35 detenuti e di 5 agenti di polizia penitenziaria.

Si avvicina l’estate e gli istituti di pena si trasformano letteralmente in un inferno. Può raccontarci di qualche situazione in particolare?

Il 10 agosto del 2021 quando visitammo il carcere di Siracusa con una temperatura che si avvicinava ai 50 gradi (fu un record europeo). Boccheggiavamo tutti: noi della delegazione e tutta la comunità dei detenuti e dei detenenti. 6 ore e mezzo di inferno per noi, giorni e giorni irrespirabili per tutta la comunità penitenziaria. Lei se lo spiega il motivo per cui nel 2024 non ci siano i condizionatori e nemmeno i ventilatori? E perché sia rarissimo trovare nei passeggi le docce che l’ex Capo del Dap Santi Consolo aveva ordinato fossero installate in tutti i cortili. È proprio vero: il carcere è quel luogo dove ciò che è facile diviene difficile attraverso l’inutile. Non è un caso che 700 carcerati di Siracusa stiano in queste ore facendo lo sciopero del carrello in solidarietà con la mia iniziativa nonviolenta.

Il ministro Nordio sostiene che i suicidi sono dei fardelli ma inevitabili come le guerre e le malattie. Come replica?

Non è che l’ha detto sotto il solleone dei passeggi di un carcere siciliano? Lo dico perché può capitare a tutti di dire sciocchezze, ma questa mi sembra enorme perché la storia sta lì a dimostrare come le guerre e le malattie si possano debellare. L’Europa, per esempio, se fosse federalista nel modo in cui l’avevano concepita Spinelli-Colorni-Rossi avrebbe per sempre allontanato la possibilità delle guerre che oggi invece viviamo per l’aggressione di Putin all’Ucraina. Parlo della frantumazione in 27 eserciti e in 27 politiche estere nazionali. Einaudi parlava dell’idolo immondo dello Stato sovrano che deve scomparire dal cuore e dalla mente delle persone.

Affettività in carcere. Molti sostengono che sarebbe un lusso da concedere ai detenuti. E invece?

Questi se ne fottono di tutto ciò che affermano le giurisdizioni superiori, le carte costituzionali dei diritti umani, l’Oms. Considerano ancora sporco e peccaminoso il sesso. Se vogliamo restare in Europa, persino nelle immonde carceri rumene, dove sono reclusi due nostri connazionali siciliani di Caltanissetta (Filippo Mosca e Luca Cammalleri) sono previsti i rapporti intimi.

Cosa si può fare al Parlamento europeo per migliorare l’esecuzione penale?

Tantissimo, a partire dal pretendere il rispetto della Convenzione Edu e dalla consequenziale necessità di riformare in senso liberale e di rendere cogenti le regole penitenziarie europee. Due riforme che chiederei subito è consentire a ciascun parlamentare europeo di poter visitare a sorpresa senza autorizzazione ciascun istituto dei 27 Stati. La seconda richiesta è quella di mettere online tutte le informazioni che riguardano ciascun carcere, sulla scia delle schede trasparenza italiane che ottenemmo tanti anni fa grazie proprio Santi Consolo.

In foto Rita Bernardini mentre beve un cappuccino per portare avanti lo sciopero della fame come prevede questa tecnica di lotta nonviolenta