In un panorama di kermesse che sono perlopiù vetrine e spazi di intrattenimento si segnala il Late Spring Musica Festival - rara eccezione - per l'attenzione capillare alla didattica, il valore dell'interazione, l'approccio interdisciplinare, il formarsi di una grande "famiglia" tra gli artisti partecipanti

Non c’è oggi parola più inflazionata di “creatività”. Un decreto del 2017 impone allo Stato di sostenerla. Tutti hanno l’ obbligo di essere “creativi” per giustificare la propria esistenza!Siamo sicuri che si tratti di un concetto “sano”? Prima di rispondere alla domanda vorrei fare un passo indietro.
Ascoltare Vivaldi in una reggia seicentesca – che ha il parco pubblico più bello d’Italia – è come ritrovarsi dentro l’incanto di un secolo passato, in una cornice storico-fiabesca che modifica l’ascolto stesso della musica. Questa è l’esperienza che si prova andando al Late Spring Musica Festival (30 maggio-2 giugno, direzione artistica di Claudio Pasceri) nella Reggia di Venaria Reale (residenza sabauda a un quarto d’ora da Torino), quest’anno alla seconda edizione. Una manifestazione essenzialmente musicale, che offre concerti di musica classica e contemporanea, lezioni sugli strumenti per i bambini, conferenze, installazioni nel parco, aprendosi però a linguaggio diversi: cinema, fotografia, letteratura, arti visive….
A Venaria ho discusso di creatività con il direttore del Lucerne Festival Contemporary Felix Heri. Anzitutto: la democrazia non può garantire il diritto alla creatività. Deve garantire il diritto all’istruzione, alla assistenza sanitaria, aggiungo al lavoro, a un reddito di cittadinanza, ma nessun Welfare potrà mai assicurare il diritto alla creatività. Certo la repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il “pieno sviluppo della persona umana”(articolo 3 della Costituzione). Però questo “pieno sviluppo” non significa che saremo tutti poeti, come auspicava il poeta surrealista Paul Eluard. Non può esserci una Creatività Minima Garantita come, poniamo, un Salario Minimo Garantito.
Qual è il principale equivoco legato al concetto di creatività? All’interno della economia della conoscenza risulta piuttosto estesa la classe dei “creativi”. Una sterminata classe media che comprende scienziati, informatici, medici, architetti e poi addetti alla comunicazione, redattori, blogger, insegnanti…Per un medico essere “creativo” significa curare al meglio i suoi pazienti. E invece oggi un medico smania di pubblicare un romanzo, come peraltro tanti magistrati, leader politici, conduttori televisivi…! Si moltiplicano le scuole di scrittura creativa ma nessun docente dirà mai a un iscritto che non ha talento letterario! Eppure l’antica università di Salamanca recava scritto, con realismo brutale, sopra il portone d’ingresso “Quello che la natura non ti ha dato non te lo può dare Salamanca”. Bisogna saper riconoscere sia i propri talenti che i propri limiti! Spostiamoci sui festival: sono 400 all’anno in Italia. Tuttavia siamo il Paese che legge meno in Europa. Ha vinto non tanto la cultura quanto i consumi culturali. Nella maggior parte degli eventi la cultura è intrattenimento, chiacchera e passerella. Secondo John Dewey la creatività coincide con la divergenza, con il non adeguarsi a standard di comportamenti e idee. Dunque si può e si deve educare alla creatività. Ma questa può esprimersi in tanti modi. Borges ha detto di essere orgoglioso non dei libri che aveva scritto ma di quelli che aveva letto! La lettura è un esempio di passività altamente creativa. Le scuole di scrittura dovrebbero preparare soprattutto lettori migliori. Ma nessuno spende 15.000 euro per diventare un lettore migliore. Tutti aspirano al quarto d’ora di celebrità, a una creatività intrecciata con il successo: non può esserci un “lettore di successo”!
In che modo può avvenire un rilancio della creatività? Migliorando scuola e università, rendendo gratuiti i musei, etc, ma anche opponendosi a una idea di creatività inquinata dalla cultura del narcisismo. Il pieno sviluppo della persona non reclama l’editoria a pagamento! E anzi: seguendo Dewey qualsiasi gesto non conformista va considerato “creativo”. Nel Late Spring Musica Festival – rara eccezione – l’attenzione capillare alla didattica, il valore dell’interazione, l’approccio interdisciplinare, il formarsi di una grande “famiglia” tra gli artisti partecipanti, si coltiva una idea di creatività divergente.