Un viaggio a ritroso negli anni di piombo a Roma, tra l’assalto ad una sede del Msi e una morte sospetta di un militante di sinistra in carcere. Ne parla Valentina Mira, autrice di "Dalla stessa parte mi troverai", un caso editoriale
Dalla stessa parte mi troverai (Sem edizioni), presentato dal compianto Franco Di Mare al Premio Strega 2024, è un libro coraggioso. Prima di tutto perché esplora la storia di una vittima a lungo dimenticata: Mario Scrocca, ex militante di sinistra che a quasi dieci anni di distanza fu ingiustamente accusato dell’aggressione alla sede del Msi di Acca Larentia a Roma del 1978 e trovato impiccato in una cella anti-impiccagione a Regina Coeli. Ma anche, se non soprattutto, perché l’emozionante voce narrante dell’autrice coglie aspetti profondi della crisi in cui si annidano i germi della violenza e della sopraffazione, e i rischi che rendono fragili le libertà, nella vita delle persone come in quella dei Paesi e dei popoli. Con un’attenzione speciale per le donne. Valentina Mira, che effetto ha fatto essere selezionata per lo Strega con un libro così diverso da quanto viene proposto dall’editoria mainstream? Penso che mi avrebbe fatto effetto a prescindere dal tipo di libro, a essere sincera. Diciamo che la prima parte della mia vita è stata costellata di fallimenti e sfortune di vario genere, un precariato perenne e faticosissimo a fronte di un impegno gigante, in termini di studio e di lavoro: mi piace pensare che dovessi imparare delle lezioni importanti, e andare incontro con tutta l’umiltà e la gratitudine del mondo a questa nuova, insperata piccola gioia. Mario Scrocca è stato una vittima “indiretta” ma non meno degna di essere ricordata. Eppure, di lui si sono dimenticati quasi tutti. Perché? Credo che troppe poche persone si siano spese per ricordarlo, che troppo sia ricaduto sulle spalle di quella che all’epoca era una ragazza giovanissima (25 anni), con un bambino di 2 anni da crescere, all’improvviso, da sola. Dipende da tanti elementi: i tabù sul carcere e sulle persone che ci muoiono, il tabù sugli abusi in divisa, l’impianto martirologico che su Acca Larentia ha messo paura a chiunque non parlasse di fascisti ma di antifascisti. Contribuì anche un pessimo giornalismo, che accompagnò la vicenda cercando di metterla a tacere fin dall’inizio. E poi c’è il dato umano. È proprio grazie a quanto Rossella è tenace se oggi parliamo di Mario.

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