Racconta che quando lui l’ha chiamata confessando il femminicidio era ubriaco e voleva uccidersi. Non si è ucciso, no, e ha chiamato un’altra sua vittima - per fortuna viva - per mondarsi. Ora è in arresto. Un altro, un’altra ammazzata. 

A Roma in via degli Orseolo al numero civico 36 c’è un nugolo di palazzi bassi color mattone e alcuni che tendono al rosa. Poi c’è un’area recintata vuota, inaspettata nel caos della capitale. Infine c’è Villa Sandra. Ci si entra da via Portuense ma chi ci lavora esce da dietro. Ieri, non erano ancora le due del pomeriggio, in via degli Orseolo al numero 36 c’era anche il corpo di Manuela Pietrangeli, 50 anni festeggiati con un contratto di lavoro che prometteva serenità in mezzo alla tempesta. Pietrangeli aveva un buco in mezzo al petto, come iniziano certi romanzi e certe serie a puntate. 

A sparare è stato Gianluca Molinaro che da tre anni era separato dalla donna. Avevano anche un figlio, ha nove anni. Molinaro era a bordo della sua auto, ha abbassato il finestrino. Uno sparo l’ha colpita al braccio, lei era con una collega, provando a scappare ha chiesto aiuto. Un fucile a canne mozze è l’arma del delitto. Un fucile a canne mozze che la colpisce al petto uscendo dal finestrino di un’auto. 

Sembra una scena di mafia scritta da Sciascia e invece è un altro femminicidio. I giornali scrivono che lei era buona. La notizia che lei è morta, uccisa da un uomo che aveva lasciato. È una notizia anche che l’assassino abbia delle denunce che del femminicidio sono veri e propri reati spia. Due mesi di carcere per violenze contro la sua ex compagna, denunce per atti persecutori. È la sua ex compagna (con cui ha un’altra figlia) che l’ha convinto a costituirsi. Racconta che quando lui l’ha chiamata confessando il femminicidio era ubriaco e voleva uccidersi. Non si è ucciso, no, e ha chiamato un’altra sua vittima – per fortuna viva – per mondarsi. Ora è in arresto. Un altro, un’altra ammazzata. 

Buon venerdì.