Vita e morte di Giangiacomo Feltrinelli che cambiò il mondo dell'editoria in Italia. Per i tipi di Pendagron esce la biografia in forma di graphic novel scritta da Guillermo Gracia e Aitor Iturrita, con i magnifici disegni di Nacho Nava

È stata forse l’intenzione di comunicare ai più giovani la storia di un periodo bruciante, pieno di eventi e trasformazioni sociali, che ha spinto due giovani sceneggiatori-autori e un famoso disegnatore tutti e tre di nazionalità spagnola, nella difficile creazione del graphic novel Feltrinelli , sottotitolo “ l’editore che voleva cambiare il mondo”. Usando un tipo di illustrazione vicina al fumetto d’autore, gli sceneggiatori Guillermo Gracia e Aitor Iturrita, con i magnifici disegni di Nacho Nava, hanno provato a ricostruire le imprese che hanno visto l’editore presente in fatti politici così importanti per il nostro Paese, e non solo. Pubblicati in Spagna da Altamura Ediciones, i testi sono stati tradotti ed editi dalla Pendragon editore di Bologna in un elegante formato bianco e nero di circa 200 pagine. Spicca il tratto pittorico di Nacho Nava, erede del disegnatore argentino Josè Munroz, allievo di Pratt, di cui ha conservato e trasmesso l’inchiostrazione marcata e la fantasia nella rappresentazione emotiva. Giangiacomo Feltrinelli viene narrato in prima persona, con una struttura circolare che ricorda Sunset boulevard,il film di Billy Wilder del 1950, da noi meglio noto come Viale del tramonto, in cui la voce della vittima ci racconta la sua vita fino al tragico finale. Nella vicenda si respirano la tensione e l’inquietudine, caratteristiche fondamentali dell’uomo, del grande editore, del “rivoluzionario” che «voleva cambiare il mondo» costruendo un documento tradotto in un racconto per immagini. Si va dalla creazione della grande casa editrice, alla diffusione dei romanzi “tascabili”, quelli che traghettavano la “cultura” alla gente meno abituata a leggere, facendo assumere ai libri un aspetto familiare. Questa visione portò alla pubblicazione delle Storie del movimento operaio, alla diffusione assai controversa del Dottor Zivago avversata da Togliatti, che segnò la rottura tra la Feltrinelli e il Pci; era il’57. L’intuizione dei successi come Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, a quel tempo ancora poco noto al grande pubblico, del Buio oltre la siepe di Harper Lee, dell’epico Cent’anni di solitudine di Marquez, ma anche, nel’58, degli Scritti politici di Imre Nagy, primo ministro in Ungheria, che nel 1956, si dimise protestando contro l’invasione dei carri armati russi. Vitale e inquietissimo, sempre in viaggi somiglianti ad una fuga, quasi da se stesso; le quattro donne entrate nella sua esistenza come compagne e sostenitrici, due le mogli effettive, Inge Schontal che ha condotto egregiamente per anni casa editrice ereditandone l’onere e gli onori, e Sibilla Melega, compagna di viaggi,di manifestazioni, vicina a lui nei quasi due anni di isolamento, messo in atto dal 1969 ,poco prima della strage di piazza Fontana, rifugiato in una delle sue lussuose abitazioni, in Austria.Questo è uno degli aspetti più imputati al personaggio Feltrinelli, la dicotomia tra l’appartenenza ad una delle famiglie imprenditoriali più ricche del nostro Paese e la tensione verso gli ultimi, le classi operaie che volevano lottare per il cambiamento. Ma, come dice Guillermo Gracia, uno degli sceneggiatori, «non ci interessava questa vecchia polemica sul ricco eccentrico che “giocava” a fare la rivoluzione, poiché nessuno sa cosa lo spingesse davvero. Piuttosto volevamo sottolineare il non riconoscimento di quanto la sua attività editoriale abbia cambiato e modernizzato la società italiana in un momento chiave come quello vissuto tra gli anni Sessanta e i Settanta. Un susseguirsi vertiginoso di avvenimenti i viaggi in Bolivia, per la pubblicazione degli scritti di Che Guevara, l’amicizia con Fidel Castro, la difesa dell’intellettuale e regista francese Regis Debray, accusato di aver tradito Guevara, e di averne causato la morte, i rapporti con Rudy Dutschke,i l leader del movimento studentesco berlinese, il dialogo con Israele, la pubblicazione degli scritti di Lin Piao, i diari dei Tupamaros. Tormentato e mai vinto, era convinto che la destra in Italia stesse preparando un colpo di Stato, e di esser seguito dai servizi segreti, specie dalla Cia, perché conosceva bene le attività di Gladio, l’organizzazione anticomunista che l’America aveva fondato in Europa. Una storia “ambiziosa” come dicono gli autori, che rispecchia il carattere dell’editore, uomo di ambizione smodata, come dice Aitor Iturriza, dovuto ad una «insoddisfazione vitale», aggiunge il disegnatore Nacho Nava.
Di Feltrinelli, della sua morte, liquidata come come imprudenza suicida o definita assassinio di Stato si sono occupati storici e giornalisti, non ultimo Ferruccio Pinotti che, nel suo Untold ( ciò che non è mai stato detto),uscito due anni fa per Round Robin scriveva: «quello della sua vita è un racconto che attraversa mezzo secolo, nel quale compaiono il Mossad, il Kgb, la Cia, il Sid. E di cui non sappiamo ancora tutto». Trascinato da una sincera passione politica, stretto fra forze probabilmente ingovernabili, che tuttavia voleva combattere.
Alle 15,30 di mercoledì 15 marzo 1972 sotto il pilone 71 della Azienda Elettrica Milanese, ai bordi di Segrate, viene rinvenuto il cadavere di Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato da una bomba di fabbricazione rudimentale esplosa durante un attentato dimostrativo. Nella tasca del suo giubbotto aveva le foto della moglie Sibilla e del figlio Carlo.