Salute, ambiente, trasporti pubblici: una città che risponde ai bisogni e alle esigenze della popolazione più fragile diventa ospitale per tutti ed ecosostenibile. È questo lo scopo di una nuova idea di rigenerazione urbana
Che siano percorse da fenomeni di gentrificazione (quel processo di trasformazione, fisica e socioculturale dei quartieri che porta a un graduale cambio della cittadinanza che può permettersi di viverci) o da fenomeni di degrado (inquinamento, perdita dei servizi essenziali, sovraffollamento, effetti dei mutamenti climatici) le nostre città diventano sempre più inospitali, soprattutto per i soggetti più fragili. Parliamo degli anziani e delle anziane che a dispetto dei dati demografici (l’indice di vecchiaia continua a crescere con un aumento di 5,5 punti percentuali, raggiungendo, al primo gennaio 2023, quota 193,1 anziani ogni cento giovani, confermando la crescita costante dell’indice, in atto oramai da un ventennio - dati Istat) continuano a perdere “diritti di cittadinanza” ovvero la possibilità di vivere e sopravvivere nei nostri centri urbani. Potremmo dimostrare le difficoltà che vivono le persone anziane in città partendo dalla mancanza sempre più drammatica di servizi di prossimità come un semplice negozio di alimentari o in maniera ancora più cruda raccontare l’assenza di presidi sanitari di quartiere che possano assisterli. Ma la nostra vera sfida è dimostrare che una città che nega i diritti alle persone anziane è una città più inospitale per tutti e tutte. Una città che non si cura degli anziani è una città che destina i propri abitanti all’infelicità. La città che si prende cura della popolazione più anziana invece è una città che organizza gli spazi pubblici, gli usi dei luoghi e la mobilità collettiva nel segno della prossimità e delle relazioni. Per tutte e tutti, anche considerando che spesso mano nella mano, a fianco degli anziani, camminano i bambini e le bambine che possono contare solo sul welfare dei nonni che se ne prendono cura, certo per affetto, ma anche per sopperire a quell’assenza di spazi e servizi di cui l’infanzia di questo Paese avrebbe urgente bisogno. Insomma, per dirla “da ambientalista” gli anziani sono dei bioindicatori di qualità della vita e soprattutto sperimentano in maniera diretta e drammatica alcuni degli aspetti più duri delle crisi della modernità. Penso alla crisi climatica con il suo portato di effetti devastanti in termini di danni e vittime. Sono due le “parole climatiche” più ripetute negli ultimi anni: alluvioni e temperature record. Il fenomeno delle ondate di calore è comune a tutte le città, con una tendenza di crescita che appare già in atto e con incrementi significativi ma diversificati nelle diverse realtà: 50 giorni in più di caldo intenso l’anno negli ultimi decenni del secolo per Napoli rispetto a inizio secolo. Ma è un fenomeno che interessa in maniera significativa anche Milano (+ 30 giorni), Torino (+ 29) e Roma (+28) (fonte Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, Cmcc). I problemi legati agli allagamenti da piogge intense sono esacerbati dall’ambiente urbano a causa della densità dell’ambiente costruito, dell’impermeabilizzazione del suolo e di specifiche caratteristiche delle singole città. A farne le spese la popolazione più anziana soprattutto per quanto riguarda le ondate di calore.
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