Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri ha detto che le radici della Repubblica sono piantati a Sant’Anna di Stazzema, dove ottant’anni fa furono trucidati dalle SS 560 civili, quasi tutti donne, anziani e anche molti bambini. I nazisti, con l’aiuto di membri delle Rsi, voluto sterminare una comunità.
Sarà per questo che nessuno del governo, Giorgia Meloni in testa, ha ritenuto di dover essere presente alla celebrazione, nonostante gli inviti formali del sindaco, nonostante il dovere della memoria in questi tempi di guerra come risoluzioni delle controversie. Anche questo l’ha ricordato Mattarella.
Per l’anniversario dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema dobbiamo accontentarci dello stringato comunicato stampa del presidente del Senato Ignazio Mario Benito La Russa che si riferisce a una “ferita indelebile” senza nessun cenno alle responsabilità e alle parole del presidente della Camera Lorenzo Fontana che invece fa riferimento ai “uno dei crimini più brutali commessi dai nazifascisti in Italia”.
Forse è meglio che i membri del governo non ci siano andati. Almeno la presidente del Consiglio ci ha evitato di polemizzare con i parenti delle vittime come accaduto per i famigliari mai risarciti della Strage di Bologna. Almeno Salvini ci ha evitato le sue invocazioni al Signore per coprire la sua ignoranza sulla storia della Repubblica. Almeno Tajani ci ha evitato la scenetta logora del poliziotto buono in mezzo ai cattivi. Meglio così.
Questa maggioranza non ha nulla a che vedere con “le radici della nostra Repubblica” evocate da Mattarella, oppure hanno a che vedere con la parte sbagliata.
Buon martedì.
Altri c’erano a cominciare da Rossano Rossi, segretario Cgil Toscana
Foto del 12 luglio a Sant’Anna di Stazzema scattata dalla Cgil Toscana