È durato lo spazio di una giornata il murale dedicato a Paola Egonu, pallavolista della nazionale italiana e neo campionessa olimpica. Ieri è stato vandalizzato

Giornate olimpiche passate ad ascoltare giornalisti, politici e presunti intellettuali della destra che ci spiegavano di non essere razzisti, di voler parlare di integrazioni. Quintali di carta sprecata per intervistare quel pessimo generale (poi diventato personaggetto e infine arrivato all’Europarlamento) su qualsiasi argomento dello scibile umano e doverselo sorbire mentre ci spiegava che “non sono razzista ma”. 

Ore perse in dibattiti che fingevano di occuparsi di integrazione quando semplicemente volevano solleticare gli istinti bassi dei razzisti che votano. Una simulazione di benpensantesimo per coprire l’anima xenofoba di un Paese in cui essere razzisti da vergogna è diventato vanto. 

È durato lo spazio di una giornata il murale dedicato a Paola Egonu, pallavolista della nazionale italiana e neo campionessa olimpica. Ieri è stato vandalizzato il murale ‘Italianità’ dedicato alla campionessa azzurra avanti alla sede del Coni, oscurando il volto della pallavolista e colorando il colore della sua pelle di rosa. “Il razzismo è un cancro brutto da cui l’Italia deve guarire”, ha scritto la street-artist Laika che ha condiviso sul suo account Instagram un’immagine dell’opera deturpata. 

Noi siamo questo Paese qui, in cui perfino un disegno diventa caso da tempi dell’apartheid. Siamo il Paese dove una passante nel pomeriggio ha deciso di prendere un pennarello per ripristinare i colori originali. Un Paese dove ogni giorno ai passanti è richiesto di restaurare le basi di convivenza civile.  

Buon mercoledì.