All'Eirenefest, a Firenze, il 28 settembre viene presentato il libro collettaneo edito dalla Fondazione Feltrinelli: «Idee ed esperienze sulla scuola pubblica che adesso ha un urgente bisogno della collaborazione di tutte e di tutti», dice la curatrice

Con l’avvio nuovo anno scolastico a Firenze dal 27 al 29 settembre, presso il quartiere dell’Isolotto, arriva l’Eirenefest il Festival della comunità educante, sezione locale dell’Eirenefest nazionale, ma il primo incentrato interamente su questa tematica. Nel corso del festival, sabato 28 presso la Sala conferenze BiblioteCaNova, dalle ore 17 alle ore 18.45, si svolgerà una tavola rotonda intitolata Partecipazione, democrazia e nonviolenza in una scuola sconfinata. A questo incontro parteciperà anche Annabella Coiro, formatrice, attivista e ricercatrice sulle relazioni generative nonviolente specialmente in ambito educativo, che presenterà il libro, edito da Fondazione Feltrinelli, di cui è curatrice e co-autrice dal titoloScuola Sconfinata. Proposta per una rivoluzione educativa.

L’obiettivo del libro è quello di contribuire a far tornare la scuola un bene comune, che possa rimettere al centro il diritto di tutte e di tutti a essere e a crescere felici, così che la scuola sia in grado di aiutare la comunità a trasformarsi in una comunità nonviolenta e le nuove generazioni a costruire una convivenza planetaria democratica e nonviolenta, tuttavia per riuscirci, come viene ben spiegato nel libro, c’è bisogno dell’aiuto di tutti. In vista di questa presentazione, abbiamo raggiunto Annabella Coiro per porle alcune domande.

Annabella Coiro, che cosa si intende per “Scuola Sconfinata”, e da dove nasce questa idea?

Le condizioni di origine della Scuola Sconfinata sono esplicative perché si è perseguito un processo di sviluppo coerente con i contenuti: partito dallo scambio di idee ed esperienze di persone con professionalità e provenienza geografica diversa, accomunate dall’amore per i diritti e la felicità delle persone e dalla convinzione che la scuola pubblica abbia urgente bisogno della collaborazione attiva di ogni cittadino e cittadina. Il lavoro di insieme è partito dal movimento Etudachepartestai – nato a Milano – che ha incontrato Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e ha dato vita ad una proposta nazionale.
Il termine Scuola Sconfinata è stato usato, per la prima volta, come titolo del convegno on line del 10 maggio 2020 che, in piena crisi pandemica, ha messo al centro la necessità di ripensare alla scuola. La convinzione di fondo era che la scuola non poteva più riconoscersi solo ed esclusivamente nel proprio edificio fisico: ci voleva una Scuola Sconfinata appunto. I contributi di persone esperte e professioniste di varie discipline hanno messo a fuoco la necessità di un approccio interdisciplinare, come anche dell’urgenza di rendere concreta la partecipazione di ragazze e ragazzi e di tutta la comunità scolastica alla progettazione, nel suo insieme, della scuola. Non si trattava di “elaborare” un nuovo modello di scuola; c’erano esperienze concrete alle quali fare riferimento alcune già dal secolo scorso (le scuole all’aperto, il metodo montessoriano, la scuola che promuove salute, le scuole attive e democratiche, i patti educativi territoriali…). È stato facile quindi tradurre tutta l’elaborazione nata in quella giornata in un libro collettaneo che ha dato vita ad un movimento più ampio per il cambiamento della scuola. Al libro hanno fatto seguito, altri convegni, e pubblicazioni, un forum, una sperimentazione e oggi è un movimento educativo che si costituisce comitato promotore di una visione della scuola per l’appunto “sconfinata”.
Sconfinare non è solo uscire dalla aule scolastiche, la proposta è articolata attorno a sette dimensioni chiave: didattica attiva, patti educativi, salutogenesi, cittadinanza digitale, spazi di apprendimento, relazioni nonviolente, partecipazione, che formano una mappa di sconfinamento che scardina i confini della parcellizzazione degli ambiti così radicati nella scuola. Tutti gli ambiti devono concorrere al superamento del paradigma autoritario, fortemente gerarchizzato e sempre più militarizzato. La dimensione centrale è però quella della partecipazione attiva dei ragazzi e delle ragazze, ma anche di tutti i soggetti che abitano la scuola.

Come devono essere coinvolte alunne e alunni, dirigenti, insegnanti, educatrici, genitori, psico-pedagogiste, operatori socio-sanitari, assistenti sociali, collaboratori scolastici, operatrici del terzo settore, affinché si possa costruire la Scuola Sconfinata? E quale dovrebbe essere il ruolo della cittadinanza per agevolare questo percorso?

Per sconfinare la scuola occorre il coinvolgimento sia in termini di quantità cioè il numero di persone attivate, sia di qualità, cioè la “Pluralità del coinvolgimento”, l’eterogeneità delle persone coinvolte  e la profondità del coinvolgimento. Questi aspetti sono cruciali perché per un cambiamento del paradigma è necessario organizzare innanzitutto l’ambiente educativo democratico, partecipato e nonviolento. Questo comporta l’impiego di ore di lavoro del personale docente e non docente a varie iniziative che sottendono un cambiamento radicale della vita della scuola. Il coinvolgimento della comunità scolastica allargata (alunne e alunni, dirigenti, insegnanti, educatrici, collaboratori scolastici, genitori) e di quella educativa e territoriale (psico-pedagogiste, operatori socio-sanitari, assistenti sociali, operatrici del terzo settore) necessita di due strumenti: rafforzare i processi decisionali democratici interni alla scuola attraverso pratiche di partecipazione e rafforzare la collaborazione comunitaria che può essere ricondotta sia al sistema formativo integrato (teorizzati da Frabboni) sia ai patti di comunità.

Quali modifiche di legge sono necessarie per realizzare la Scuola Sconfinata?

Ne cito solo alcune, prendendo come esempio proprio l’aspetto del coinvolgimento delle persone. Per renderlo possibile occorrono modifiche legislative a livello contrattuale, iniziando con la diversa attribuzione delle ore di lavoro, parte delle ore del personale si potrebbe dedicare:
a) all’ascolto, al dialogo, alla riflessione, alla relazione umana con altri docenti, alunni e alunne, genitori, personale Ata. Tempi dedicati alla costruzione degli accordi tra gli attori della comunità di classe, di scuola e di territorio.
b) all’organizzazione scolastica, alcunə docenti potrebbero dedicarsi a costituire e seguire un gruppo di lavoro con il/la dirigente, dove poter lavorare, co-progettare per favorire una didattica interdisciplinare e laboratoriale, con espertə, associazioni ed enti territoriali.
c) alla crescita personale e professionale condivisa con altri docenti, decidere insieme come costruire questa crescita formativa, adattandola alle esigenze di quel gruppo docenti, tenendo sempre fermi i punti di cui sopra (felicità, benessere, democrazia, ecc.)
Inoltre il tempo scolastico non dovrebbe essere più scandito secondo il ciclo del grano… Tale cambiamento richiede una nuova organizzazione scolastica per affiancare le famiglie, assegnando ai tempi dell’apprendimento non solo quelli dell’attuale “calendario scolastico” ma anche quelli che non si passano nell’edificio scolastico.

L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione Europea che investe meno nella scuola, e ormai da anni la scuola, in tutte le sue fasce di età, non è considerata uno dei punti principali dei vari governi, infatti stiamo assistendo al suo continuo disfacimento. Quanto sarebbe importante invece che il governo investisse più risorse economiche sulla scuola e la rimettesse al centro della sua politica? Che messaggio dovrebbe lanciare la Scuola Sconfinata a questa società?

Un sistema educativo affonda le proprie radici nella storia di un Paese e l’educazione in Italia, quella nelle scuole, nelle famiglie e in ogni agenzia educativa, è profondamente segnata dall’esperienza storica della scuola gentiliana e dall’influenza della chiesa cattolica nella società italiana. Tutto ciò ha consolidato un’educazione patriarcale, gerarchica, sessista orientata all’obbedienza, che si combina all’individualismo sfrenato e alla logica di mercato del neoliberismo. Mentre un’educazione alla libertà, alla democrazia e alla nonviolenza percorre strade diametralmente opposte. Quindi vista l’importanza dell’educazione nello sviluppo della società e di un’intera cultura, prima di pensare a quanto investire bisognerebbe accordare in quale direzione investire!
Mi pare che una delle prime attività che è piaciuta a più di un governo è cambiare il nome del ministero, ecco in questa scia per esempio si potrebbe lavorare su un nome che non includa più la parola “istruzione” e che invece promuova le parole “educazione permanente, nonviolenta, pubblica”, di cui l’istruzione è solo una parte…
Per sostenere un cambiamento della scuola in questa direzione è necessario un continuo ‘sfregarsi di cervelli’, per questo l’avventura di Scuola Sconfinata prosegue con la preparazione del Convivio “La Scuola è Politica!” che si terrà a Napoli, 21-23 marzo 2025. Le giornate saranno dedicate a riflettere insieme per creare un’agenda di sviluppo del trovarsi e restare insieme per affermare con la presenza attiva, l’esistenza di una scuola viva, che si esprime, che si organizza per evolversi!

L’autore: Andrea Vitello collabora con Pressenza, ha scritto Il nazista che salvò gli ebrei (Le Lettere)

Nella foto Eirenefest, festival della cultura della pace e della nonviolenza, 31 maggio 2024