La massiccia uccisione di 40mila civili nella Striscia da parte dell’esercito di TelAviv è caratterizzata da quell’intent to destroy che il diritto internazionale descrive come elemento specifico del genocidio
I miei occhi dentro la Striscia sono quelli di Muhammad, il bambino palestinese di 11 anni a cui ho dedicato il mio libro Il penultimo respiro di Gaza (v. libri nel sito Left). Lui e la sua famiglia, composta da padre, madre e 7 fratelli, dopo l’ennesimo ordine di evacuazione impartito dall’Idf (le forze di difesa israeliane), hanno trovato rifugio a Deir al-Balah, nella zona centrale di quella prigione a cielo aperto che è Gaza da quando l’assedio è divenuto totale.
Ma anche quello non è un luogo sicuro, perché dal 7 ottobre 2023 nessun luogo a Gaza è sicuro: proprio a Deir al-Balah il 27 luglio l’aviazione israeliana ha sganciato tonnellate di bombe sulla scuola Khadijah che le agenzie dell’Onu avevano adibito a centro di accoglienza per 4mila sfollati, facendo l’ennesima strage.
Muhammad soffre di una grave malattia che lo costringe su una sedia a rotelle e il papà mi scrive ogni giorno per descrivermi il progressivo deterioramento delle sue condizioni: la malnutrizione è solo l’ultima delle pene inflitte al suo corpo già infragilito dalla malattia.
Le operazioni militari avviate da Israele dopo la brutale aggressione dei miliziani di Hamas il 7 ottobre scorso non hanno conosciuto tregue né sospensioni, nonostante tre ordinanze cautelari della Corte internazionale di giustizia.
Un anno di inferno che ha bruciato la vita di oltre 40mila civili palestinesi e provocato quasi 100mila feriti.
Un anno in cui tutte le prove a sostegno dell’accusa di genocidio si sono moltiplicate, confermando che la massiccia uccisione di civili inermi a Gaza è caratterizzata esattamente da quell’intent to destroy (l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale) che l’art. II della Convenzione sulla prevenzione e la repressione del genocidio del 1948 descrive come elemento caratterizzante di questo crimine contro l’umanità.
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