Cosa si cela dietro al disturbo ossessivo-compulsivo che riguarda il 4 per cento di adolescenti, con un’età d’insorgenza nel 50 per cento dei casi tra gli 11 e i 13 anni? Lo spiega il nuovo libro di Corio, Dezi, Paciotti e Thouverai per i tipi de l’Asino d’oro
Il disturbo ossessivo-compulsivo. Il pensiero in trappola, di Serena Corio, Sira Dezi, Simona Paciotti, Laura Thouverai, è l’ultima proposta editoriale della casa editrice L’Asino d’oro edizioni e per una serie di motivi che ora approfondiremo, si contraddistingue per essere un’uscita speciale. Il primo, è che L’Asino d’oro edizioni con questo libro taglia il traguardo delle venti candeline della collana Bios Psychè, nata nel 2016 con l’intento dichiarato di rivolgersi ad adolescenti, genitori e insegnanti, fornendo loro degli strumenti di conoscenza sulle patologie mentali, iniziativa che, come diremo più avanti, riveste sempre più un ruolo fondamentale nel confondente panorama della divulgazione psichiatrica sui mezzi d’informazione mainstream. Il secondo e prioritario aspetto che rende speciale questa uscita, lo troviamo all’interno delle sue pagine dove le autrici, con linguaggio chiaro, semplice e accessibile a tutti, affrontano in maniera scientificamente rigorosa un disturbo, quello ossessivo-compulsivo, spesso pervasivo nelle sue manifestazioni sintomatologiche e vero e proprio labirinto per chi si trova a sperimentarlo direttamente o indirettamente. Il disturbo ossessivo-compulsivo (doc), è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni, ha una prevalenza del 2-3% nella popolazione adulta, tra lo 0,5-2% in età infantile e il 4% in età adolescenziale, con un’età d’insorgenza nel 50% dei casi tra gli 11 e i 13 anni. E se la prevalenza del doc in età infantile-adolescenziale di per sé giustifica ampiamente l’esistenza di un volume rivolto proprio ai giovani, ai loro genitori o educatori, le autrici giustamente puntualizzano come: «nell’infanzia e nell’adolescenza non è sempre facile distinguere ciò che va considerato un sintomo da ciò che invece attiene al fisiologico sviluppo psicofisico; infatti, nel bambino il comportamento rituale è in parte connaturato alla crescita: molti rituali sono da interpretarsi come una normale dialettica tra il sentirsi rassicurato e confortato dalla ripetizione e la spinta all’autonomia».

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login